Alexandra Borchardt, Ingo Dachwitz, Alexander Fanta, Adrienne Fichter e Adam Thomas hanno parlato in mattinata del DNI (Digital News Initiative), un fondo stanziato da Google a partire dal 2015 per supportare il giornalismo in tema di tecnologia e innovazione. Le indagini di Netzpolitik in Germania, Falter in Austria e Republik Austria, sui motivi per cui Google finanzia l’innovazione nel settore dei media, hanno incontrato diversi ostacoli a causa di una mancanza di trasparenza nei progetti che venivano sponsorizzati.
I risultati pubblicati riscontrano tre bias principali. In primis si constata che i finanziamenti riguardano soprattuto progetti inerenti all’innovazione, all’automazione e al fast checking. Il secondo bias evidenzia che i paesi dell’Europa Occidentale, ricevendo ben l’80% dell’importo versato dalla piattaforma, beneficiano dei finanziamenti molto di più rispetto ai paesi dell’Europa orientale. L’ultima tendenza riscontrata rivela che i finanziamenti vanno in scala a media commerciali, compagnie di altro tipo e aziende che non realizzano contenuti per media. Gli strumenti offerti da Google per il sistema dei media sono diversi, e riguardano prevalentemente tracking, analytics e pubblicità.
Gli editori beneficiano dei fondi attraverso Google perché dopo anni di perdite ora finalmente possono avere un ritorno. Ma è necessario capire quali siano gli interessi di Google nel lancio di questa iniziativa e non è da escludere che faccia tutto ciò per dominare nel sistema della pubblicità e dei media, trasformando le imprese mediali da concorrenti a partner. L’industria dell’informazione non è in grado di rifiutare finanziamenti, ma i giornalisti devono impegnarsi in un reporting più autonomo, cercando di non dipendere totalmente dai finanziamenti esterni, in un’ottica che non sia quella della giving back americana.
Sara Boscolo Zemello - Volontaria Press Office IJF19