SPEAKER: ANNMARIE BENEDICT (Social Change Initiative) – TIM DIXON (cofondatore More In Common) – CHIARA FERRARI (Ipsos Italia) – ANTONELLA NAPOLITANO (direttrice comunicazione CILD) – MARINA PETRILLO (giornalista e scrittrice)
CENTRO SERVIZI G. ALESSI
Cosa pensa la gente, soprattutto quella che si reca alle urne, dell’immigrazione? Che ruolo hanno i media? La percezione della realtà è diversa da quella oggettiva? Queste le domande a cui hanno risposto i protagonisti del panel attraverso la loro ricerca. A moderare l’incontro, Marina Petrillo.
Il primo intervento è stato di Annmarie Benedict, che ha aperto la discussione con una riflessione sulla parola “migrazione”: «Non è neutra, ammesso che lo sia mai stata. Attraverso questa ricerca abbiamo scoperto che le connotazioni hanno molte più sfumature di quelle che possiamo pensare. A Belfast, con Social Change Initiative, abbiamo un programma sulla migrazione: gli attivisti con cui lavoriamo ci hanno detto che non riescono a convincere le persone a cambiar idea sul tema senza la discussione, senza la comunicazione. Noi ci siamo guardati intorno cercando di capire cosa fare. Ci siamo rivolti a istituti di ricerca come More In Common e Ipsos Italia. Il fenomeno è globale, non riguarda un solo Paese: stiamo facendo del nostro meglio per condividere il nostro lavoro ovunque ce ne sia bisogno».
Tim Dixon ha spiegato nel dettaglio la ricerca: «Abbiamo cominciato a lavorare sulla crisi dei rifugiati tre anni fa. Ci siamo resi conto che la mancanza di comprensione dell’opinione pubblica è legata alla psicologia dell’opinione stessa. Nelle democrazie occidentali c’è una grande pressione sulla società che viene dall’insicurezza economica o dal terrorismo. C’è una sensazione di perdita identitaria, c’è la mancanza di fiducia nei confronti dei governi insieme a un senso di insicurezza e minaccia. Inoltre, i social media portano in dote racconti estremisti». Come superare la paura dell’altro? «Le esperienze personali sono un mezzo per riuscirci. Siamo partiti con studi dettagliati, attraverso sondaggi (online e offline, ndr)». Quali sono i dati emersi? «Il mondo si divide in due, ma ci sono fasce intermedie. Noi siamo interessati a quelle, ci sono grosse differenze tra Paese e Paese. I populisti hanno successo perché riescono a correlarsi con le ansie delle persone. Anche se ci sono dati oggettivi che in realtà dovrebbero sconfessarle». Dal punto di vista psicologico, «la paura dei gruppi di mezzo è data dalla sensazione di diversità, di fastidio rispetto all’altro». La maggior parte della gente non viaggia in tutto il mondo e vive in una comunità ristretta: «Vuole sentirsi parte di un Paese con determinati valori, sottolineati dai populisti».
Cosa succede in Italia? Lo ha spiegato Chiara Ferrari (Ipsos): «C’è una grande frammentazione, confermata recentemente anche dalle urne elettorali. Le persone preoccupate per la sicurezza vanno dai 31 anni in su: hanno un’istruzione bassa, svolgono lavori con bassa retribuzione o sono pensionati. Sono accaniti consumatori di tv e di stampa di destra. Si percepiscono come indifesi: solo uno su dieci conosce un immigrato». “Orfani” di Forza Italia, hanno riposto la loro fiducia nei partiti che hanno messo la sicurezza al centro della campagna elettorale, Lega in primis. Il 17% riguarda i “trascurati”, ossia i marginalizzati: «Prevalentemente sono persone sopra i 51 anni, con un’istruzione anche media: la tv è al centro del loro menù mediatico, sono preoccupati da disoccupazione e immigrazione. Si percepiscono però come persone compassionevoli e rispettosi delle regole. Quasi nessuno conosce un immigrato». Profondamente delusi da chi ha governato durante la crisi, hanno sperimentato voti di protesta: Lega e Movimento 5 Stelle. I moderati disimpegnati sono il 19%, il futuro del nostro Paese: «Sono prevalentemente giovani, tra i 18 e i 30 anni: istruiti, studenti o lavoratori. Non credono che la politica li rappresenti, sono cittadini del mondo, per scelta o per obbligo: uno su dieci conosce un immigrato». Come hanno votato alle politiche? «In maggioranza non hanno votato. Chi lo ha fatto ha scelto la sinistra o il M5S». Sommando le percezioni di tutte queste sfumature, in Italia il 30% della popolazione sarebbe immigrata: «In realtà non si supera il 9%».
Ha chiuso la discussione Antonella Napolitano: «L’effetto della polarizzazione è creato dalla rappresentazione mediatica. La ricerca sarà presto pubblicata, disponibile per tutti. Siamo convinti che abbia un grosso potenziale per la società e l’opinione pubblica. Abbiamo un’occasione di ascoltare e di capire cosa causa le percezioni: questa ricerca non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza».
Simone Vazzana