Community e crowdfunding editoriale

Sala piena all’Hotel Sangallo di Perugia per la presentazione di Mafe De Baggis. Veterana del community building, De Baggis da oltre 15 anni lavora nel settore e si e’ fatta un nome costruendo le comunita’ on-line delle maggiori testate femminili italiane. A Perugia il punto d’inizio della sua riflessione e’ una critica ad alcuni aspetti del metodo di lavoro italiano. “Da noi si compra un software e lo si installa senza starci a pensare troppo e questo e’ gia’ un primo errore fondamentale. E’ come si mettessero i lettori sotto un tappeto, senza considerare i loro gusti e le loro preferenze”. Il motivo di questo errore? Secondo la Baggis dipende da un’impostazione obsoleta che distingue tra giornalisti e utenti. Il giornale e la community sono invece la stessa cosa, parte di un tutto organico.
In Italia le testate prediligono spesso i volumi rispetto alla qualita’ del traffico e giudicano la validita’ di un articolo in base al numero di commenti che riceve. Non c’e’ pero’ nulla di piu’ sbagliato: un ottimo articolo puo’ avere pochissimi commenti in calce appunto perche’ e’ valido. Al contrario un’articolo scritto male puo’ scatenare i lettori e ricevere numerosi commenti. La verita’, come sanno bene i blogger, e' che ognuno appartiene alla community che si merita.
Il resto sono accorgimenti. Si puo per esempio decidere se si vuole creare una comunita’ inclusiva o meno con diversi bottoni di default. Chiedere l’identificazione da parte di chi commenta, per esempio, e’ spesso un deterrente alla volgarita’ e agli insulti. Il segreto ultimo di questa professione, la sua regola aurea e quella che si definisce feeling without object, ovvero far sentire un utente a proprio agio agio in uno spazio aperto. Solo cosi’ si costruisce una vera identita’ on-line.

Alberto Mucci