Cosa resterà di questi anni Obama?

Ore 16.30 del secondo, intensissimo giorno dell’IJF. Presso la Sala dei Notari si svolge un Panel Discussion dal titolo Cosa resterà di questi anni Obama?

A introdurre l’argomento sono i due conduttori del programma Ribalta in onda su Radio Popolare Roma.  Matteo Marchetti e Luca Sappino scelgono di mettere in scena il format radiofonico che abitualmente utilizzano nel loro programma. Il risultato è una comunicazione chiara, lineare, giovanile, che arriva agli ascoltatori presenti in sala.

Dopo un breve video introduttivo che mostra spezzoni della campagna elettorale del Presidente americano, l’iconografia fatta pro e contro lo stesso, le influenze che la politica di questi anni ha avuto sul nostro paese e, ben più importante, il minuto che apre il video che mostra un Homer Simpson elettore e sostenitore di Obama, inizia la discussione tra i tre ospiti dell’evento.

Martino Cervo, Christian Rocca e Gianni Riotta partono da un punto di vista comune sull’uomo capace di “dare speranza” a un paese uscente da otto anni di cattive scelte politiche, ovvero che Obama abbia sofferto di una fiducia esagerata e di aspettative quasi impossibili da realizzare. E’ Rocca a introdurci nel mondo di Obama, parlando dei suoi primi anni di attività emergente nella grande politica, quando, ben lontano dall’essere Presidente e premio Nobel, svolgeva il ruolo di keynote speaker durante la campagna elettorale del democratico John Kerry in corsa per la Presidenza nel 2004. “Emergevano anche allora il temperamento e la forza di un futuro leader.” Un uomo che, prima di essere eletto, è stato adorato come “una rockstar degli anni ‘80”, un politico al quale la gente che voleva voltare pagina ha dato tutta l’ammirazione e il consenso di cui era capace, a tal punto da subire “una trasfigurazione da personaggio politico a mito”.

Persino in Italia, da sempre influenzata dal grande sogno americano, i politici, la stampa, i cittadini sono rimasti affascinati da questo afro – americano visto come “un messia” che avrebbe introdotto un nuovo modo di fare politica, di comunicare con la gente, colui che ha rotto le barriere che occludono l’America, quanto l’Italia. Ma, come afferma Riotta, “dopo esser riusciti  a rompere le barriere bisogna soffermarsi sulla realtà.”. E la realtà di oggi, passato l’euforismo della campagna elettorale e del primo anno di mandato, è un po’ diversa e si distacca dal grande sogno americano: molte delle promesse del Signore che ha incantato il mondo col suo motto Yes, We Can, tardano a realizzarsi, il colleghi politici della destra lo definiscono comunista, dalla sinistra gli danno del venduto, i consensi iniziano a diminuire. Complice sicuramente una crisi economica che messo in ginocchio il paese più potente del mondo, sembra che la politica di Obama sia fallimentare rispetto alle grandiosi aspettative e che, quel passo in avanti che il mondo della politica avrebbe dovuto e voluto compiere non si concretizzerà tanto presto.

Cosa resterà, dunque, di questi anni Obama? Resteranno impresse nella memoria le spettacolari immagini di una campagna elettorale fuori dagli schemi, resterà la capacità comunicativa di un messia dei nostri tempi, resterà la passione ardente della politica e la speranza di un paese che ha ancora voglia di ricominciare.

“Le valutazioni finali degli anni Obama saranno gli elettori a darle” afferma Martino, e aggiunge Riotta a conclusione di un pomeriggio ricco di parole e di racconti “Obama non ha ancora dimostrato di aver fallito, ma non ha neanche dimostrato di aver esaudito i suoi piani”.

Silvia Vero