“Crowdfunding: a viable way to fund journalism?” è il titolo del panel tenutosi in un affollato Centro Servizi Alessi a cui hanno partecipato Chiara Spinelli di registro.it, Garrett Goodman di Worldcrunch, Salvo Mizzi di Working Capital ed Ernst-Jan Pfauth con Rob Wijnberg, rispettivamente editore e fondatore di De Correspondent.
Focus tematico puntato sul crowdfunding, la nuova frontiera organizzativa che il giornalismo sta imparando a conoscere e a cavalcare.
A moderare la discussione è stata un’impeccabile Chiara Spinelli, la quale ha prontamente ricordato quanto il crowdfunding sia stato importante per la realizzazione dell’ijf14 e come questo strumento dispieghi la sua importanza non solo sul versante economico se si tiene conto del forte senso di community che permette di far emergere.
A valorizzare ulteriormente il discorso del crowdfounding come elemento non solo monetario è stato anche Salvo Mizzi, il quale ha addirittura parlato di “un nuovo contratto sociale” e di “disintermediazione” con i classici soggetti finanziari.
Successivamente è venuto il momento delle testimonianze. La prima è stata quella di Garrett Goodman che ha raccontato quanto siano state importanti le partnership messe in campo con le varie testate nazionali. Diversa la storia di De Correspondent che, nato dalla volontà di innovare di Ernst-Jan Pfauth e di Rob Wijnberg, per il suo sviluppo ha puntato solo ed esclusivamente su risorse interne, piattaforma di finanziamento compresa. La filosofia che la testata olandese cerca di trasmettere è tutta incentrata sullo spirito di servizio che si vuole offrire a dispetto di un mero contributo economico per il sostentamento di una redazione.
Discorso ricompensa. Nell’introdurre il tema, Chiara Spinelli ne evidenzia l’importanza in un discorso legato al crowdfunding. Dal dibattito emerge, però, che non sempre viene concretamente applicato, come nel caso di De Correpondent il quale offre “solo” il tipo di informazione che si era impegnato a dare. Discorso un tantino diverso per Worldcrunch che permette ai suoi migliori sostenitori di essere direttori editoriali su un’uscita.
In chiusura Chiara Spinelli, ha invitato i partecipanti al panel a compiere una riflessione conclusiva sulla questione ponendo una domanda secca: “Il crowdfounding può salvare il giornalismo?”. All’interrogativo si è registrata l’altrettanto secca risposta di Goodman, per il quale da solo, il crowdfounding, non basta ma può essere visto come il viatico all’implementazione di un nuovo modello di business. Sulla stessa lunghezza d’onda il pensiero di Wijnberg, secondo cui solo il giornalismo può salvare l’industria del giornalismo.
Gennaro Buonavita