Sala del Dottorato, ore 10.00
Carola Frediani, co-fondatrice di effecinque.org modera l’incontro con James Ball di The Guardian, Claudio Agosti, presidente Centro Hermes e Giovanni Ziccardi dell’Università degli Studi di Milano. Una panel-discussion che cerca di indagare gli sviluppi del giornalismo e dell’informazione attraverso fenomeni come il leaking e il cyberattivismo: si indagano i recenti cambiamenti nel panorama mediatico e l’emergere di nuovi soggetti, da Wikileaks al cyberattivismo all’hacking di protesta di Anonymous. Ne consegue lo sforzo da parte dei media tradizionali, già in crisi, di affrontare queste nuove sfide: trattare gli input che arrivano dai social media e ripensarsi in un processo ancora in corso e che presenta problematiche non ancora del tutto risolte. Come punto di riferimento di questa riflessione, si parte da Wikileaks, un’organizzazione media non sottoposta a vincoli statali, connessa con ambienti culturalmente legati all’attivismo hacker e con un programma di trasparenza radicale in conflitto con l’approccio mediatico consueto. Questa serie di elementi nuovi e dirompenti ha portato a un ripensamento del tradizionale uso dei media. Con gli ospiti del panel, ci si interroga sulle prospettive future.
James Ball, giornalista del Guardian, parla del fenomeno Wikileaks: pur non essendo stato effettivamente il primo leaking website, Wikileaks si distingue per l’importanza delle storie raccontate e dei risultati raggiunti, pur mantenendo un approccio tecnologicamente non complesso. Diffuso in diversi paesi, non poteva essere smantellato sotto il profilo sociale e legale: il progetto di leaking è stato in grado di richiamare una folla di persone interessate e coinvolte, a livello internazionale. Anche sotto il profilo giornalistico, si ha assistito a una collaborazione diffusa, che ha coinvolto anche Al-Jazeera, The Guardian e altre testate autorevoli, in uno scambio trasversale di top line information.
Claudio Agosti racconta il suo progetto Globaleaks: una piattaforma di whistle blowing sicura per consentire a fonti di vario tipo di fornire informazioni riservate a giornalisti fidati, in uno scambio diretto e senza rendere pubblici i dati. Il tutto, sull’onda del successo di Wikileaks. Racconta Agosti: “Abbiamo realizzato una piattaforma che permette di creare siti di whistle blowing, con giornalisti e comunicatori esperti e competenti che raccolgo dati vari in contesti specifici. Si doveva creare un’area sicura in cui fonte e giornalisti potessero comunicare in modo riservato per la verifica delle informazioni ricevute”. A due anni dall’inizio del progetto, la piattaforma è utilizzata oggi da vari giornali per la sicura comunicazione e la verifica delle fonti.
Conclude Giovanni Ziccardi ponendo alcune problematiche: come fa oggi un giornalista a garantire un rapporto di qualità con i big data e con dati grezzi? Il giornalista deve capire come gestirli: o farsi semplice intermediario, o fare un’analisi qualificata e ragionata, con i rischi di discrezionalità che questo lavoro comporta. Inoltre, come si risolvono i problemi etici che derivano da questo nuovo scenario tecnologico? Infine, come verificare la qualità dell’informazione anonima? Si tratta di questioni cui dovremo diventare in grado di rispondere, per restare al passo con i cambiamenti nel panorama mediatico.
Elettra Antognetti