Mercoledì 5 aprile, durante la prima giornata di Festival, nella Sala Raffaello dell’Hotel Brufani si è tenuto un panel discussion di estrema attualità. Sono intervenuti; Gaia Pianigiani, corrispondente dall’Italia per il New York Times, James Politi, a capo della redazione di Roma del The Financial Times e Olivier Tosseri, corrispondente da Roma del quotidiano Les Echos. Moderatore Davide Ghiglione, The Financial Times.
L’incontro si è aperto con una domanda del moderatore sugli elementi che contraddistinguono il populismo. James Politi ha elencato alcuni segni distintivi comuni ai movimenti populisti; primo su tutti il dare risposte semplici a problemi complessi, come nel caso della campagna brexit, poi il proporsi come unica rappresentazione della volontà popolare, facendosi garante del principio di democrazia diretta.
Anche i nuovi mezzi di comunicazione contribuiscono alla scalata del populismo, attraverso l’incremento dell’utilizzo dei social e l’attacco ai media tradizionali.
Secondo Gaia Pianigiani Trump non ha iniziato il suo percorso politico come un populista puro, solo quando sono apparse chiare le sue reali possibilità di vittoria c’è stato un cambio di rotta, soprattutto nella comunicazione. Il tycoon newyorkese ha dato una risposta a tutti quei cittadini che negli ultimi anni non hanno visto aumentare i loro salari, e loro gli hanno dato fiducia.
Il prossimo banco di prova del populismo saranno le elezioni presidenziali in Francia a maggio. Secondo Olivier Tosseri la vittoria di Marine Le Pen sarebbe sinonimo di Frexit. Spaventano soprattutto i dati sull’elettorato del Front National che è il primo partito votato dai giovani e dal 40% degli operai. Per il giornalista francese è necessario che la classe politica faccia autocritica; il partito socialista, una volta detentore della maggioranza assoluta, ha abbandonato le classi meno abbienti e non ha saputo dare risposte soddisfacenti ai più giovani.
Infine uno sguardo alla situazione italiana, sia Politi che Pianigiani concordano nel dire che il movimento 5 stelle è il partito populista più forte d’Europa. Da un lato per le proposte politiche e dall’altro per i metodi utilizzati, si colloca a buon diritto nella famiglia del populismo ma non è inscrivibile nel paradigma destra-sinistra che ha governato la scena italiana negli ultimi anni.
Dalle domande del pubblico è emersa la consapevolezza che il populismo stia sfruttando le difficoltà della politica tradizionale, canalizzando l’angoscia e la disillusione dei cittadini nel sistema.
Alessia Sirci