Grande affluenza di pubblico per l’incontro con il giornalista Emiliano Fittipaldi, tenutosi nella Sala dei Notari nel pomeriggio. Il cronista dell’Espresso ha voluto iniziare citando un episodio tratto dalla serie televisiva "Daredavil", in cui un giornalista d’inchiesta cerca di continuare a fare il suo lavoro e smascherare le bugie di un potente personaggio ma alla fine ne viene sopraffatto. Nonostante sembri che la maggioranza delle persone preferisca notizie di cronaca nera o rosa, ha detto Fittipaldi, «c’è una larga fetta dell’opinione pubblica che vuole conoscere la verità e sapere come si muove davvero il potere politico, economico o ecclesiastico». Non basta la critica alle notizie del giorno ma occorre andare oltre: «spesso si preferisce fare l’opinionista anziché cercare la verità che si nasconde dietro i fatti». In Italia condurre un'inchiesta avviene con difficoltà dato che «non si premia chi la fa, anzi si è indagati. Ciò che è successo in America con il caso Spotlight da noi sarebbe impensabile. Il pubblico non è preparato e la società ti guarda male. Si finisce con l’essere considerato il burattino di qualcun altro». Ma come si conduce un’inchiesta? «Non basta avere le fonti ma serve avere soprattutto curiosità». Dietro una foto di gruppo apparentemente innocua scattata sulla terrazza della Prefettura degli Affari Economici in Vaticano, in occasione della canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, è venuto fuori, ad esempio, un pezzo in cui Fittipaldi ha sostenuto che sarebbero stati spesi 23mila euro per una giornata organizzata per alcuni vip. E da lì, a poco a poco, Fittipaldi ha intessuto un rapporto con le sue fonti che ha prodotto alcuni dei suoi bestseller più importanti come “Avarizia” e “Lussuria”. «I giornalisti d’inchiesta devono vedere se le notizie che le fonti portano sono vere e di interesse pubblico e se non le pubblica fa un’operazione criminosa e omertosa». Fittipaldi ha poi fornito altri esempi derivanti dalle sue ultime inchieste, sottolineando la differenze tra la pubblicazione di “scoop” su materie giudiziarie e inchieste giornalistiche: in quest’ultima fattispecie, vengono pubblicate notizie presumibilmente ignote anche alla magistratura. Notizie che, in alcuni casi, si possono ottenere anche senza carte, ma seguendo le piste giuste e, talvolta, con qualche bluff che può convincere il tuo interlocutore ad aprirsi più di quanto vorrebbe. Così è stato per la scoperta che Fittipaldi ha fatto circa i fondi con cui l’allora segretario di Stato del Vaticano, Cardinale Bertone, avrebbe ristrutturato casa. Diversa la strada che il giornalista ha seguito sul caso Roma dove è stato svolto un lavoro incrociato di ricerca e verifica delle fonti attraverso la lettura di molti documenti. «Occorre essere - per citare il film Fortapàsc che racconta la storia del giornalista Giancarlo Siani, ucciso dalla Camorra – giornalisti giornalisti e non giornalisti impiegati» è stato l’appello finale ai presenti da parte di Fittipaldi.
Claudio Staiti