ore 18, Teatro della Sapienza
John Goetz, ARD-Hauptstadtstudio, ha moderato il panel incentrato sulla protezione delle fonti giornalistiche: una occasione per capire lo stato del giornalismo internazionale e le pressioni dei governi nella tutela delle proprie informazioni segrete. Si è parlato anche della sicurezza dei dati da parte dei giornalisti non sempre preparati a difendere le informazioni ricevute da fonti importanti.
Era presente l’artista Davide Dormino, creatore della scultura posizionata in piazza IV Novembre a Perugia durante i giorni della decima edizione del Festival Internazionale del Giornalismo. Dormino ha detto di essere stato ispirato dai casi di Snowden e Wikileaks e che ha pensato a un monumento per loro, affinché il pubblico conoscesse le tre icone (Snowden, Assange e Manning) da lui considerate eroi contemporanei di cui ha voluto esaltarne il coraggio. La sedia lasciata vuota, ha detto l’autore, rappresenta lo spazio lasciato ai cittadini per potersi esprimere. Sarah Harrison, WikiLeaks, lavora dall'estate 2010 col Team di Assange, cioè a partire dalla diffusione dei documenti sull'Afganistan. Ha spiegato che Snowden ė andato a Hong Kong per tutelare la propria libertà di espressione viste le pressioni che il governo americano ha fatto su altri governi per evitare che lo stesso trovasse asilo politico all’estero.
Ha raccontato di come Snowden si sia rivolto al team di Wikileaks che era già esperto e conosceva metodi per comunicare in crittografia. Harrison ha sostenuto l’importanza ricoperta dalla pubblica opinione rispetto alle decisioni dei governi di accettare o meno la richiesta di asilo politico da parte di Snowden, il quale voleva necessariamente pubblicare i documenti ma anche proteggere gli stessi affidandoli ai giornalisti.
Lo stesso sapeva di essere controllato dai servizi segreti e di non avere disponibilità economiche sufficienti, ma che era importante utilizzare comunicazioni crittografate. La Harrison ha anche detto che oggi c’è bisogno di tante altre ong che lavorino per la sicurezza delle fonti. Stefania Maurizi, giornalista de ‘L’Espresso e ‘La Repubblica’, ha lavorato sulla questione della fuga di notizie a partire dal 2009, interessandosi a quelle provenienti da fonti segrete in possesso di documenti da divulgare. Ha detto che è stato importante trattare bene il caso sin dall'inizio anche consultando degli esperti per capire le conseguenze di eventuali pressioni da parte dei governi stranieri sugli editori. In ogni caso ha ricordato il dovere professionale di proteggere le fonti. Uno dei problemi di cui ha parlato riguarda la mancanza di adeguate competenze sulle comunicazioni crittografate. Resta irrisolta la questione secondo la quale il giornalismo debba tutelare le sue fonti ad ogni costo oppure assecondare le pressioni ricevute dai governi.
Alessandro Bottone