Data journalism per piccole newsroom

Numeri che diventano notizie. Grafici, sviluppatori e cronisti che lavorano a stretto contatto. È la grande avventura del data journalism raccontata dalla prospettiva di redazioni e agenzie con dimensioni e budget ristretti. “Data journalism per piccole newsroom” è il tema affrontato nel corso di un panel, organizzato in occasione dell’VIII Edizione del Festival internazionale del Giornalismo, a Perugia. L’incontro è stato realizzato in collaborazione con European journalism Centre e Open Knowledge Foundation.

A raccontare le loro esperienze, professionisti come Sylke Gruhnwald del Neue Zürcher Zeitung. “Abbiamo iniziato ad elaborare dati per facilitare un approccio visivo dei nostri lettori. La cosa è piaciuta e mi è stato affidato un team che si occupa unicamente di data journalism. Affrontiamo i temi più disparati: da notizie leggere, come gli allenamenti di uno snowborder, fino ad ambiti più seri, come i rapporti tra i politici svizzeri e le lobby di aziende private”.

Team ristretti, competenti e motivati il filo conduttore che accomuna le diverse esperienze. “Nella nostra agenzia – ha spiegato Marie Coussin, di Ask media – siamo in 10. Una squadra composta da graphic designer, esperti di dati e giornalisti. I nostri prodotti vengono poi rivenduti a testate come Paris match e Le parisien”.

Grafici, colori, visualizzazioni accattivanti fanno diventare lunghi elenchi di dati vere e proprie notizie virali. Tra gli esempi mostrati da Martin Belam, del Trinity Mirror, quello che mostra in tempo reale quante sterline sta guadagnando ogni minuto il calciatore Wayne Rooney da quando è stato acquistato dal Manchester United. Per i più curiosi, c’è anche la possibilità di fare un confronto con il proprio stipendio.

Il punto centrale per Coussin è che “ogni prodotto deve essere riproducibile alla perfezione in uno smartphone. Attualmente, è questo supporto dal quale provengono il numero maggiore di visite”.

Ma come finanziare questo tipo di progetti? Mar Cabra ha presentato la sua doppia esperienza di giornalista free lance e di membro del Consorzio di giornalismo investigativo transnazionale ICIJ. “Alcuni editori sono ancora diffidenti di fronte ai nostri prodotti. Avere grandi testate tra i propri clienti aiuta ad accreditarsi e ad attirare altri clienti. Penso sia consigliabile partire con progetti dal budget limitato ma che possano avere una vasta eco”.

Lorenzo Canali