Centro Servizi G. Alessi - dalle ore 16:00 alle ore 17.30
Nel pomeriggio del Primo Maggio, il Centro Servizi G. Alessi ha ospitato l’incontro Donne e tech journalism che ha affrontato il tema del rapporto tra donne e tecnologia, ma soprattutto ha focalizzato l’attenzione sul sessimo nei confronti dell’universo femminile che lavora col web. A raccontare la propria storia e a moderare l’incontro c’è stata Diana Letizia, responsabile della redazione web de Il Secolo XIX, la quale ha preso spunto dall’intervento di Megan Smith, vicepresidente di Google, durante la conferenza Women 2.0 di novembre 2013 a Las Vegas. Da lì la giornalista napoletana ha scelto di affrontare il tema della terza onda del femminismo ossia il rapporto tra donna e web. Questo di certo comporta anche un’analisi della situazione lavorativa e dei rapporti con colleghi e referenti. A detta di Diana Letizia, infatti, la donna che si sa rapportare al mondo tecnologico è spesso vista come un “soggetto strano”. La giornalista Barbara Sgarzi, che attualmente si occupa anche di formare redattori di carta stampata alla digitalizzazione, ha raccontato dello shock subito al suo ritorno da un’esperienza lavorativa all’estero; si è dichiarata infatti molto colpita dal sessismo che ha ritrovato in Italia. “Il cambiamento parte dalla testa”, afferma la Sgarzi. Ed è per questo che durante le sue lezioni preferisce poter avere nell’uditorio anche e soprattutto i piani alti delle redazioni. Anche perché, a detta della giornalista, l’errore spesso risiede nelle scelte dei contenuti dettate dai capiredattori e dal modo troppo semplicistico con cui scelgono ad esempio di parlare alle donne di tecnologia. “Noi facciamo rete da prima che la rete esistesse”, sostiene entusiasta Barbara Sgarzi.
“Non mi sento spaventata dagli uomini e non voglio competere con loro”, dice invece Mariana Santos della Knight International journalism fellow. Per circa tre anni la relatrice ha lavorato alla testata The Guardian come interaction e motion designer dopo un mese di tirocinio estremamente formativo: per circa trenta giorni infatti il capo della relatrice portoghese l’ha guidata come un vero e proprio mentore. Dopo diverse difficoltà nella crescita professionale all’interno del suo team lavorativo in quanto costituito completamente da uomini, ha scelto di intraprendere un nuovo percorso: attualmente infatti si occupa del progetto Chicas Poderosas che si pone come obiettivo la formazione di donne leader all’interno di un’azienda. “Spesso siamo noi stesse a tarparci le ali, ma bisogna sbagliare tanto specialmente quando si lavora nella tecnologia”, dice Mariana Santos. E sulla difficoltà delle donne di non mettersi in gioco concorda anche Enrica Fantoni di Yahoo! Italia che concentra il suo intervento soprattutto sul modo in cui l’opinione pubblica recepisce la scelta aziendale di far ricoprire a una donna ruoli importanti. E’ il caso di Marissa Mayer, amministratore delegato di Yahoo!. Al momento della sua nomina ciò che fece più scalpore infatti furono la sua giovane età e la sua gravidanza. A raccontare ciò che accade oltreoceano c’è invece Jillian York di Electronic Frontier Foundation che si occupa di libertà di stampa, privacy e di diritti sul web. Spesso la sua agenzia ha dovuto affrontare proteste di collettivi femministi che chiedevano la censura di campagne a detta loro sessiste: politica che però cozzerebbe con gli obiettivi principali dell’agenzia stessa. I problemi più gravi riscontrati dalla York però riguardano l’ambiente maschilista della Silicon Valley: tutto lì è gestito da uomini bianchi e molte donne lamentano la mancata promozione o integrazione nel team lavorativo.
Ciò a cui tengono particolarmente le cinque relatrici è che incontri come questi non vengano considerati come il tentativo di autoghettizzazione delle donne che parlano di sé e delle loro problematiche professionali, ma un modo per raccontare storie attraverso la grande capacità di condivisione che ha l’universo femminile.
Alessandra Vescio
@alessandraves