Dove sono le donne? E quale contributo possono dare al mondo del giornalismo e dell'editoria? Di questo si è discusso nella "Sala Raffaello" dell'Hotel Brufani insieme a Margaret Sullivan (New York Times), Stephan Faris (co-fondatore Deca), Lucy Marcus (CEO Marcus Venture Consulting) e Jo Webster (global director Reuters Digital Video). La presenza femminile nel mondo del lavoro evidentemente contribuisce allo sviluppo dell'economia di qualsiasi Paese, eppure esiste ancora una forte componente discriminatoria.
Può la famiglia essere, per una donna, un ostacolo alla piena realizzazione personale e lavorativa? No, se solo si instaurano quelle minime regole di organizzazione e gestione logistica. Anzi, proprio dalla famiglia è possibile ripartire, essendo essa una potenziale risorsa: "I figli – sostiene Lucy Marcus - devono comprendere che anche le mamme possono lavorare esattamente come i papà. Deve passare questo messaggio: parità dei ruoli e rispetto per le donne che lavorano". La relatrice britannica aggi unge poi: "Le donne devono essere il cambiamento che vogliono vedere. La presenza delle donne, ma anche la varietà in generale nei consigli di amministrazione, permette una maggiore dinamicità economica alle aziende. Così allora si può crescere, l'Europa può crescere".
In merito alle prospettive di carriera delle donne si esprime Margaret Sullivan: "Le donne arrivano ad un certo punto delle proprie carriere in cui smettono di progredire o addirittura scelgono di rinunciare ancor prima di iniziare a provare ad arrivare in alto. Nelle grandi aziende, nei gruppi editoriali e quant'altro, ci sono troppe poche donne alla leadership. Un esempio positivo è però rappresentato dal New York Times, dove vi è una percentuale paritaria di editori: 5 uomini e 5 donne. Le donne che tornano a lavoro - aggiunge Sullivan - devono poter chiedere aiuto ed essere aiutate, anche tramite mentori che riabilitano".
"Alla Reuters - afferma Jo Webster - anche nel corso delle assunzioni si da spazio alla diversità e alla giovane età: per crescere insieme e avere diversi punti di vista, oggettivi, in maniera tale da avere più curiosità e più innovazione nell'informazione. È vero – conclude - ci sono delle leadership maschili che impediscono alle donne di svolgere il proprio di lavoro e di cambiare le cose.
Con l'augurio generale che, anche dentro le storie dei reporter di tutto il globo, le donne possano tornare ad essere protagoniste e voci autorevoli: senza un particolare assillo o manie di protagonismo, ma ricordando quanto esse abbiano da dire.
Roberto Fazio