Nello scenario "Nuovi modelli di business per il giornalismo" c'è da segnalare questa settimana la ricerca condotta da OPA, la Online Publisher Association, e riportata da Editor&Publisher. Lo studio registra alcuni trend in merito all’utilizzo dei tablet: l'attività principale per il 94% degli utenti sarebbe la consultazione di contenuti e news, con una discreta preferenza per notizie nazionali (37%) e video (54%, per lo più intrattenimento, “brevi”, sport e meteo). Una tendenza che secondo Pam Horan, presidente OPA, mostrerebbe un «sano appetito» degli utenti nei confronti dei contenuti a pagamento: «Il 61% di questi ha acquistato contenuti per tablet nello scorso anno», e con discreto margine per essere ottimisti, se si pensa al lancio dei tablet sul mercato, risalente solo a poco più di due anni fa. «Questo studio indica chiaramente che esiste la possibilità per gli editori di accrescere il proprio business, data la disponibilità dei consumatori ad aprire il portafogli quando si tratta di acquistare contenuti originali e a portata di dita». Ma non solo: anche dal punto di vista pubblicitario le prospettive suggerite dalla ricerca sembrerebbero incoraggianti, considerando che il 38% dei possessori di tablet ha fatto acquisti dopo aver visto della pubblicità, e che almeno il 23% ha cliccato su un’inserzione.
Tra i primi esempi di approccio "tablet", come scappatoia all'offerta all free dei contenuti online e allo scenario post-atomico del cartaceo, Josh Sternberg su Digiday questa settimana ha proposto il caso dell'inglese Telegraph. La corporation che sta dietro la testata britannica, la UK's Telegraph Media Group, ha infatti compreso prima di altri come la strategia tablet-oriented dovesse essere alternativa, e non solo accessoria, a una più generica strategia mobile. È del 2010 il lancio dell'app per iPad, promossa con l’offerta di sei mesi gratuiti impiegati per monitorare il comportamento e le abitudini degli utenti. Da qui la scoperta: la predilezione dei lettori per le curated news, per la qualità e l’approfondimento, e una particolare tendenza alla “fedeltà” alla testata - secondo la ricerca del gruppo inglese i lettori della versione per iPad sarebbero arrivati a interagire fino a sei volte di più rispetto ai lettori "desktop", rendendo la cosa particolarmente appetibile a livello pubblicitario - più coinvolgimento, più condivisioni, crescita della circolazione delle inserzioni.
È di questi giorni il lancio di una nuova, e seconda, applicazione per tablet da parte dell’Huffington Post, il superblog diretto da Arianna Huffington e di proprietà del gruppo Aol. La strada è ancora quella: magazine per tablet dalla lettura meno "immediata", contenuti e stile tesi a maggiore "qualità", prodotto a pagamento: 99 centesimi - si parla di dollari - a numero, 1,99$ al mese, 20 per la sottoscrizione annuale - con mese gratis in offerta. Una forma pensata per persone che intendono dedicare un paio d'ore del proprio week end a letture più impegnative, ammette Tim O'Brien, direttore esecutivo dell'HuffPost, intervistato pochi giorni fa da NiemanLab. Senza alcuna pretesa rivoluzionaria in senso editoriale: «Non si tratta tanto di fare giornalismo in un modo nuovo, quanto di creare nuove piattaforme per il nostro Media Group», portare il lettore all'acquisto di un «valore aggiunto» che valga la pena di comprare, cingergli il collo col famigerato “velvet rope” che dovrebbe accompagnare dolcemente la sua mano - convinta - alla tasca che contiene il portafogli. E per un contenuto nuovo: niente sideboob, giura O'Brien, ma materiale d'alta qualità che i lettori possono «scaricare sul loro iPad di venerdì, prima dei loro spostamenti verso casa, e leggere sabato e domenica mentre se ne stanno in salotto o fanno colazione».
Si tratta in qualche modo - in questo e in molti casi simili - di assecondare tendenze comportamentali che contraddistinguono il “lettore tablet” da quello “desktop” o “mobile”, una diversa distribuzione del consumo delle news - e delle applicazioni ad esse correlate - nell'arco di un'intera giornata, che portano il primo a leggere maggiormente durante gli spostamenti - mezzi pubblici, per esempio -, a colazione, di sera. I dati di ComScore, relativi al novembre 2011, parlano infatti di picchi d'utilizzo attorno alle 8 del mattino e alle 22 - lo stesso Telegraph, già menzionato, ha inserito l’opzione night mode in un secondo momento, dando uno sguardo ai picchi d’accessi notturni.
Gli editori, alla finestra, cominciano a ingolosirsi. Il prossimo settembre conoscerà il varo del magazine tablet-designed Quartz, lanciato da The Atlantic per ampliare la propria offerta nel settore business e aderire al filone di offerte giornalistiche all digital, un mercato in crescita che la Atlantic Media Company intende sfruttare. Ma non basta: l'intento del gruppo americano è arrivare al cuore delle “élite”, costruire un prodotto per global business leader, «gente che vive un’esistenza mobile», seguirli nei loro spostamenti, ha spiegato questa settimana Justin B. Smith, presidente dell’Atlantic Media Company, all’Independent. Indicando chiaramente la linea in fatto di raccolta pubblicitaria: gli introiti provenienti dalle inserzioni - ha sottolineato - non stanno crollando per i prodotti premium, rivolti a un pubblico di nicchia. Seguire modalità di consumo nuove con prodotti forti di un marchio ma rinnovati nella piattaforma: «Lanceremo sin da subito un sito desktop - ha aggiunto Kevin Delaney, editor-in-chief di Quartz - ma pensiamo a tablet e mobile come piattaforma principale. Che è il contrario di ciò che gli editori hanno sempre fatto». Verso il “mobile first”?