L’industria delle notizie non esiste più. La notizia l'ha data rapidamente e senza riserve da Emily Bell, relatrice ospite dell’edizione 2013 del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia.
Bell, direttrice del Tow Center for Digital Journalism della Scuola di Giornalismo della Columbia University di New York e firma di punta sulle politiche dei media in Gran Bretagna, ha presentato il suo saggio, scritto insieme a C.W. Anderson e Clay Shirky, Post-industrial journalism: adapting to the present, una relazione sul futuro dei media digitali.
Bell e i coautori hanno intervistato oltre 50 persone e agenzie di stampa per la stesura della relazione, ottenendo alla fine un quadro interessante del giornalismo americano attuale.
Avete capito bene: i ricavi pubblicitari non funzionano nel nuovo mondo dei media e non c’è alcuna garanzia nemmeno a favore dei sistemi basati sull'abbonamento. Le enormi redazioni non sono adatte al futuro: sono troppo costose, troppo lente. Emily Bell pensa che il cambiamento sia permanente e che sia necessaria una ristrutturazione completa di questa industria. Il giornalismo dovrà essere ridotto.
“Non esiste più una cosa chiamata stampa che parla a qualcosa chiamata pubblico”, ha affermato la Bell. “Quei modelli sono ormai andati”.
Esisteva un’industria giornalistica, vincolata da mezzi a lei simili - il monopolio e la gerarchia - e protetta dal fatto di essere un club esclusivo. Ma la nascita di nuovi strumenti mediatici ha dato a ogni cittadino interessato la possibilità di creare un prodotto competitivo, confondendo i ruoli tradizionali di chi fa la notizia e di chi invece ne è fruitore.
“Adattarsi a un mondo in cui chi prima era conosciuto come pubblico non è più lettore e spettatore, ma utente ed editore, significherà non solo cambiare tattiche ma anche il modo di concepirsi”, sostiene il saggio.
È necessaria una ristrutturazione - tema trattato ripetutamente in questa edizione del Festival - che rompa gli schemi dei mezzi stampa tradizionali perché siano più accessibili alla comunità. Non si può più scegliere di separare i contenuti dalla comunità: i due lavorano meglio quando lo fanno insieme.
Un metodo fondamentale attraverso cui le organizzazioni di stampa possono rinnovarsi è tramite la specializzazione e l’individualizzazione. Il team ha osservato un eccessivo potere passato dall’istituzione del marchio all’individuo.
“Il giornalismo da prodotto confezionato si sta trasformando nell’attuale giornalismo individuale”, ha detto la Bell.
Questa tendenza potrebbe essere la riorganizzazione necessaria per salvare il settore. Gli organi di stampa hanno bisogno di spostare la propria mentalità dal servire i bisogni del brand alla responsabilizzazione dei singoli giornalisti: sono loro l’elemento umano che crea un legame con i lettori e dà vita a una comunità.
Sicuramente, ha aggiunto Bell, le abilità fondamentali del giornalismo di riconoscere e riportare una storia resistono ancora. È cambiato solo il modo di farlo: adesso dipende tutto dalla comprensione della comunità e di quello di cui ha bisogno.
Non è un processo facile per le notizie tradizionali, ma è un processo necessario per competere nell’era del giornalismo post-industriale. Nonostante le difficoltà, la Bell ha sottolineato che più di tutte c’è una sola cosa che il giornalismo deve fare: sopravvivere.
Gina Mussio - Traduzione di Chiara Compagnoni