Ore 15:30, Sala Priori
Come si comporta il giurista di fronte ad un fenomeno tanto pervasivo e dilagante come l'hate speech?
Ne parla nella sessione pomeridiana del festival Pierluigi Perri, avvocato, giornalista, pubblicista e professore aggregato di Informatica Giuridica Avanzata nella facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi Milano, affrontando un argomento particolarmente delicato non soltanto per la natura ambigua e difficilmente qualificabile giuridicamente del concetto di odio, ma anche e soprattutto per il rapporto di complicato equilibrio che deve mantenere con il diritto alla libertà di espressione.
Perri conduce il pubblico attraverso una carrellata di eventi che ripercorrono toni e direzioni assunti dall'hate speech negli anni partendo da una prima fase "analogica" - vengono citati tra gli altri i casi della cittadina a maggioranza ebrea di Skokie intenta ad evitare il National Socialist Party of America e il caso Snyder/Phelps -, passando per i casi italiani - Ricci e Belpietro - fino alla sua collocazione digitale - caso Honey Maid su tutti - dove l'espressione d'odio può contare su una cassa di risonanza virtualmente enorme cavalcando l'effetto amplificatore di siti web e social network.
Un percorso attraverso il quale si cerca di dare dimostrazione di come quello del giurista sia un complicato lavoro di bilanciamento, compiuto per tutelare da una parte il diritto alla libera manifestazione di pensiero ma arginando contemporaneamente tutti i possibili eccessi verso forme di dialogo dalle connotazioni aggressive e con effetto di incitazione ad una violenza che si declina secondo ragioni di religione, razza, sesso, etnia e orientamento sessuale. "Anche se il giornalismo è ilcane da guardia della democrazia" spiega Perri "c’è una linea molto dura per le espressioni d'odio".
Valentina Marinelli