Frontiere: giornalisti, fotografi, scrittori raccontano la tragedia dei migranti

Ore 14, Sala del Dottorato

Giovanna Pancheri, corrispondente dall'Europa per Sky Tg24, ha moderato il panel con al centro la spinosa questione della tragedia dei migranti e delle frontiere. Tragedia o crisi, migranti o rifugiati? Alcune degli interrogativi su cui gli spekers hanno dibattuto. Alessandro Leogrande, giornalista e scrittore, ha detto che il viaggio di queste persone diventa molto spesso un naufragio e che chi si mette in viaggio ha sempre alle spalle una storia difficile. Leogrande ha fatto riferimento ai conflitti nell'area siriano-irachena che mostrano, come in tanti altri contesti, una miopia collettiva da parte di tutti, europei in primis. Ha riflettuto anche sul fatto che la maggior parte dei rifugiati vengono accolti in Europa per questioni umanitarie anche se arrivano attraverso vie illegali, come nel caso dei viaggi attraverso il Mediterraneo. Leogrande é convinto di una "mafiosizzazione" dei viaggi e ha ricordato che molti di questi erano affidati a "baby-scafisti", minorenni alla guida di barconi in balia delle onde. Questo, spiega, si è trattato di un sistema che ha fatto guadagnare anche parecchi clan nei paesi esteri. Ha poi sottolineato che l'Italia ha l'obbligo di asilo, previsto dalla Costituzione, e che tutte le storie dei migranti, e le loro vite, pretendono rispetto del dolore e del pudore. Aris Messinis, dell'Agenzia France Press Atene, ha parlato della sofferenza di queste persone, quella che lui cerca di comunicare attraverso le fotografie, che dimostrano tutta la potenza delle immagini, a volte più forti di tante parole. Ha detto che i migranti sono mossi dall'istinto di sopravvivenza che li porta verso l'Europa alla ricerca di sicurezza. Le sue immagini, alcune proiettate durante il panel, raccontano storie forti, quelle di persone che vivono in condizioni critiche, che cercano di portare avanti la loro vita. Sono essere umani, ha detto, che lottano per sopravvivere e che cercano di apparire normali. Messinis sostiene che come soluzione servono azioni massicce, decisioni politiche a livello europeo per fermare i conflitti e questa stessa crisi. Matina Stevis, The Wall Street Journal, ha spiegato, invece, che la crisi dei rifugiati è una questione umanitaria prima ancora che politica ma che nelle soluzioni politiche si deve guardare al futuro di queste persone e di certi paesi, come la Siria. La via attraverso l'Italia è quella più utilizzata per arrivare nel cuore dell'Europa. Stevis sostiene che mai è stata offerta adeguata assistenza al nostro Paese dalle istituzioni europee e che nella tragedia si é riscontrato, molto spesso, anche un opportunismo politico: tanti i discorsi che sprigionano odio, sia dall'estrema destra o di estrema sinistra; ma anche una crisi che é stata strumentalizzata politicamente. Le risposte politiche da prendere, sostiene Stevis, devono tenere conto delle risposte delle persone, dei cittadini e delle loro paure. Oggi certe immagini non fanno più scandalo ma la colpa non é dei giornalisti, ma del fatto che la gente é anestetizzata. Secondo lei bisogna fare in modo che ci siano delle storie forti e spronare la politica affinché intervenga in modo deciso. Come ha detto una donna intervenuta dal pubblico, bisogna intervenire per evitare che i figli dei nostri figli parlino ancora di tali tragedie.

Alessandro Bottone