Floriana Bulfon (giornalista freelance), Alessia Candito (Corriere della Calabria) e Amalia De Simone (corriere.it) sono tre giornaliste impegnate costantemente a indagare sui movimenti e sui traffici mafiosi che soprattutto dall’Italia si dilagano in tutta Europa e in tutto il mondo. È ormai da superare il concetto che la mafia, infatti, sia una peculiarità italiana; proprio in funzione del fatto che gli altri Stati non prevedono leggi antimafia, la criminalità organizzata ha allargato i suoi investimenti e movimenti economici soprattutto all’estero, dove i boss dei clan sono per la maggior parte delle volte considerati “imprenditori italiani di successo”: numerosi gli investimenti nel settore della ristorazione, del divertimento, ma soprattutto nel settore delle scommesse, ottimo metodo per il riciclaggio di denaro. Le infiltrazioni mafiose all’interno delle economie internazionali sono molteplici e molteplici sono anche i settori di investimento: basti pensare ai traffici della ‘Ndrangheta nel mercato dei fiori olandesi, o al fatto che buona parte del PIL spagnolo sia di provenienza mafiosa. È impressionante, inoltre, come ancora oggi ci sia la tendenza a negare la presenza di traffici mafiosi nei territori di Roma e Milano, e più in generale nei territori “non mafiosi” per antonomasia, anche alla luce di sentenze giuridiche che si ripetono dagli anni 70. Si è inoltre focalizzata l’attenzione sul ruolo dello stesso giornalista che, non con poche difficoltà indaga su questi movimenti e sugli stessi protagonisti di questi movimenti: indagare significa intraprendere un percorso lungo, complesso, oneroso, e tante volte le stesse condizioni di precarietà dei giornalisti rendono il lavoro ancora più complicato. Si è parlato, infine, delle condizioni delle popolazioni abitanti i territori cosiddetti “mafiosi”, zone dove l’omertà la fa da padrona, la quale è diventata proprio l’arma vincente delle mafie: le cosche criminali hanno tolto dignità alle popolazioni, hanno trasformato i loro diritti in “favori”, togliendo loro quindi la dignità di cittadino. Solo magari recuperando quella dignità, quei diritti, i cittadini si sentiranno liberi finalmente di denunciare.
Benedetta Baldelli - volontaria press office IJF19