Giovanni Floris: La prima regola degli Shardana

Nella bella e suggestiva cornice della Sala dei Notari, Giovanni Floris ha presentato il suo ultimo libro “La prima regola degli Shardana”, con l’introduzione del vicedirettore di Rai 3 Andrea Valentini.
Il libro di Floris viene definito come un brillante esempio di commedia all’italiana che vede come protagonisti un gruppo di tre amici 50enni, inseparabili fin dai tempi del liceo, e una amica più giovane di circa 30 anni che riesce a trascinarli fuori dalla crisi di mezza età che stanno attraversando.  I quattro personaggi sono Giuseppe, giornalista realizzato che tuttavia sente la mancanza del sapore dell’avventura, Raffaele, imprenditore ancora legato con la mente all’unica stagione di successo avuta a 24-25 anni e sposato con una donna ricca e cattiva che lo mantiene e dal quale non si può separare, Sandro, il buffone di turno, e Michela, l’amica 30enne innamorata di uno dei protagonisti.
Il libro non è autobiografico, rivela Floris, “ma dovevo pur partire da qualcosa che conoscevo,” alludendo al personaggio di Giuseppe. “Io non sono romanziere, quindi dovevo trarre spunto da qualcosa a me familiare. Quel personaggio non sono io, ma Giuseppe vive nel mondo in cui vivo io, quindi vede quello che vedo io.” Anche il nome, spiega Floris, si rifà ad un’esperienza personale. Durante uno dei tornei di calcetto organizzati dal padre di uno dei compagni di scuola del figlio, nessuno aveva riconosciuto Floris come il celebre giornalista televisivo e  avevano addirittura confuso il suo nome, chiamandolo Giuseppe per quasi tutta la partita.
La Sardegna, il calcio, la politica, la corruzione sono tutti temi che si intrecciano e si sviluppano in un romanzo che Valentini ammette di aver apprezzato molto.
La Sardegna rappresentata non è la terra che tutti si aspettano, bella da togliere il fiato e caratterizzata dalla presenza di un mare cristallino. Floris ambienta parte del suo romanzo in un paesino dell’entroterra, a Prantixedda Inferruin, in un paesaggio duro descritto sinteticamente come un posto dove “fanno 45 gradi all’ombra, ma dove l’ombra non c’è mai.” Il calcio si pone al centro del romanzo: i tre amici partecipano infatti ad un torneo di calcetto e per vincerlo mettono in piedi una squadra di perdenti, racimolata con l’aiuto dell’amica Marta e della mamma di uno dei protagonisti, che include una badante russa e un campione Egiziano reclutato in un centro di accoglienza. Una banda di disperati, come li descrive Floris, che alla fine si faranno valere. Nel mezzo una disputa per il campo di calcetto, voluto da un imprenditore per motivi economici, un sindaco corrotto, uno tradimento da parte di uno degli amici e un’intervista con Selvaggi, giocatore di calcio italiano divenuto Campione del Mondo nell’ ’82 senza essere mai sceso in campo né essersi seduto in panchina. Il personaggio di Selvaggi non viene messo lì per caso: anche lui aveva infatti contribuito alla vittoria della squadra avendo avuto l’intelligenza di identificare l’unico modo con cui poteva aiutarla, rimanendo cioè la notte a parlare con Tardelli, il vero campione della squadra, che aveva difficoltà a dormire la notte. Floris spiega come la partita di calcetto disputata nel romanzo e le due formazioni messe in campo simboleggino due visioni opposte: da un lato quella di Selvaggi, cioè la visione di squadra, dall’altra quella degli imprenditori e dei corrotti che puntano su un unico campione eccezionale. Secondo Floris è solo una la visione vincente: la prima, quella del gioco di squadra.
Floris chiude poi l’incontro rispondendo alle domande del pubblico, ed ammettendo anche di aver avuto una grande fortuna professionalmente: “Ho auto la fortuna di vedere persone che avrei soltanto immaginato, di vedere classi politiche così diverse succedersi, e di vedere reazioni così differenti di gente comune. Durante questi 12 anni di televisione ho visto formarsi molta classe dirigente e sono riuscito a leggere e valutare molte persone.” Questa ammette, è il regalo bellissimo che la fortuna gli ha fatto e che è presente come tema anche nel libro: il tema delle maschere.  “E’ importante riuscire a leggere la natura delle persone e più ho fatto il giornalista, più ho imparato a non dare giudizi netti e a provare invece a capire le cose più complesse che si celano dietro i comportamenti delle persone, più che condannarli.”
Floris svela anche il significato del titolo del libro: gli Shardana erano un gruppo di pirati sardi che controllavano il Mediterraneo nel 2000 a.C. Questi pirati obbedivano ad una solita regola, “ma questa non ve la rivelerò, la scoprirete nella frase conclusiva del libro.”

Ludovica Tronci