Grazie Mr. Snowden! Lo scoop del secolo

Teatro della Sapienza – ore 18:30 – 20:00

Il Teatro della Sapienza ha ospitato l’incontro "Grazie Mr. Snowden! Lo scoop del secolo" nel tardo pomeriggio del 2 maggio durante il quale si è discusso del valore dell’azione di Edward Snowden, l’ex assistente tecnico della CIA che ha affidato alla testata The Guardian una serie di documentazioni sui servizi di intelligence statunitensi. Hanno partecipato all’incontro Omar Monestier, direttore del Messaggero Veneto, James Ball della testata The Guardian, il giornalista freelance Fabio Chiusi, Annie Machon direttrice della fondazione The Courage e Carola Frediani, co-fondatrice di effecinque.org. Il pensiero di Chiusi si concentra su come l’Italia abbia affrontato la questione Datagate affermando che il Premier Matteo Renzi nonostante parli spesso di trasparenza non ha mai fatto riferimento a questo evento. Inoltre, non ci si deve porre soltanto il problema dell’illegalità ma anche e soprattutto quello della presunta sicurezza, giustificazione non ammissibile dal punto di vista del relatore. Il giornalista della testata The Guardian invece considera fondamentale capire come si devono trattare i dati. Spesso, afferma, la lettura di certi documenti può risultare noiosa e non da tutto ciò che si ha tra le mani si riesce poi a tirar fuori una storia, che in fondo è l’obiettivo di ogni giornalista. Quando il team di Ball si ritrovò ad avere a che fare con i documenti forniti da Snowden, l’approccio non fu semplice. Per quasi circa sedici giorni furono costretti a lavorare con modalità particolari: privati di tutti i dispositivi elettronici e messi sotto sorveglianza, il lavoro fu durissimo ed estenuante, racconta James Ball, soprattutto nella prima settimana quando ancora nessuno sapeva come trattare quei dati. Col tempo poi il team ha imparato molto e ha apportato migliorie sotto diversi punti di vista al proprio modo di lavorare. Infatti, ciò che secondo James Ball dovrebbe guidare un giornalista è la voglia di poter imparare sempre. Se poi realmente ci sono stati problemi dopo la diffusione dell’inchiesta in gran parte questi sono dovuti al modo errato di diffondere le notizie. Il processo è complicato ed è difficile a detta del relatore americano poter distinguere tra diritti online e diritti offline, specialmente per quanto riguarda la privacy. Ma ciò che non si può accettare è un errato approccio del giornalista nei confronti della tecnologia che, specialmente in casi come quelli del Datagate, ha avuto un ruolo fondamentale.
Annie Machon spiega invece il ruolo che svolge la fondazione The Courage, cioè un’azione di protezione nei confronti dei whistle blower, le cosiddette gole profonde. È necessario, a detta della relatrice, innanzitutto stabilire un rapporto di estrema fiducia tra chi decide di affidare delle documentazioni e il giornalista. La reputazione di chi scrive deve essere chiara fin da subito: è importante supportare campagne a favore della diffusione di certe documentazioni e della protezione legale delle fonti per poter realmente essere considerati dai whistle blower come la persona adatta di cui fidarsi. Il passo successivo è quello di garantire protezione totale a chi sceglie di rendere pubblici dei particolari dati perché dalla dichiarazione dell’identità la situazione di ciascun whistle blower non è affatto semplice: senza lavoro, senza reddito e con il continuo pericolo di arresto, le fonti hanno spesso timore di essere abbandonati del tutto. Tra i vari modi per proteggere le fonti Annie Machon cita le chiavi pgp e i messaggi sicuri. L’obiettivo finale della fondazione The Courage è in fondo quello di ridare una nuova vita a ogni whistle blower.
Sull’importanza dell’attenzione alla privacy si concentra Carola Frediani, che sostiene che non solo il mondo del giornalismo debba rendere grazie a Edward Snowden, ma anche gli utenti della tecnologia. Il web oggi infatti è insicuro e il comportamento di chi lo utilizza peggiora la situazione. La consapevolezza di essere sorvegliati oggi dovrebbe renderci tutti più attenti, sostiene la Frediani, specialmente perché dietro tutto questo si muovono piccole aziende che danno vita a sistemi di sorveglianza sofisticata nel totale vuoto politico.
Il dibattito fin dal titolo ha dichiarato il sostegno dei presenti nei confronti di Edward Snowden e del suo coraggio oltre che l’invito a riappropiarci tutti dei diritti alla privacy online e offline.

Alessandra Vescio
@alessandraves