Si è concluso alle 13,15 alla Sala del Perugino l'evento dal titolo “Hard News: come trattare le interviste video complesse” con Silvia Boccardi, Giuseppe Francaviglia e Andrea Frenguelli. Cos'è un'intervista complessa? E' questo che spiega Francaviglia dando inizio al panel. Al contrario di quanto si possa pensare non è soltanto quella che può riguardare un'autorità bensì anche il contesto, le situazioni, gli argomenti trattati possono renderla tale. L'intervistatore deve conoscere allora il proprio ruolo, tutelare l'intervistato, ricordarsi che il giornalista non deve inquisire bensì raccontare una storia, gestire l'empatia senza rischiare di diventare amici dell'interlocutore. La Boccardi continua spiegando alla sala i tre momenti fondamentali per impostare un lavoro documentaristico: la preparazione, l'intervista e l'editing. E' molto importante preparare strutturalmente come agire e che tipo di intervista fare quando si parla di interviste complesse aiutandosi con delle ricerche che aiutino anche a comprendere il contesto da cui proviene l'intervistato, essere pronti ai rifiuti ed utilizzare le parole giuste ad ogni contesto. Nel momento dell'intervista è fondamentale creare un ambiente consono a realizzarla che sia “sicuro”, mantenere un team ristretto, essere precisi sul timing ed usare un ascolto attivo volto alle domande aperte. Durante l'editing è fondamentale nei casi di intervista complessa proteggere la fonte, mantenere contatto con l'intervistato ma rimanendo distaccati ricordando che il giornalista non è colui che “salva” ma ha come obiettivo quello di raccontare una storia, un vissuto. Un errore in cui non bisogna intercorrere è lo stereotipo della vittima, vi è la necessità dunque di superare tale problema cambiando la narrativa e cercando di porsi sempre in maniera neutrale e non di superiorità rispetto all'intervistato. Della figura del filmmaker parla in fine Frenguelli spiegando cosa è necessario avere nella propria borsa partendo da ciò che usa lui durante le sue giornate lavorative. E' importante utilizzare il quadro espressivo soprattutto durante un'intervista complessa che serve per raccontare il frame che introduce l'intervistato. Quando non vi è la possibilità di inquadrare in volto, si pensi ad esempio nei casi di minori o persone che vedrebbero a rischio la propria incolumità, è possibile focalizzarsi su dei dettagli che descrivano il contesto in cui l'intervista è fatta oppure usare la sfocatura espressiva. Meno consigliata per il filmmaker è il blur, una tipologia di sfocatura fatta a posteriori. E' sottolineata dunque come la parte visiva sia fondamentale in un'intervista e di come grazie al montaggio è possibile raccontare una storia parlando attraverso le immagini.
Federica Gorgone