In Italia c’è un problema (tra gli altri) per la Democrazia e gli elettori: alcuni leader politici si rifiutano di render conto alla pubblica opinione del proprio operato. Quando lo fanno cercano di sfuggire al confronto con i loro colleghi e leader di altri partiti.
Questo è stato il tema affrontato nel dibattito organizzato da SkyTg24 al Teatro Morlacchi di Perugia, venerdi 15 Aprile. Gli ospiti chiamati a discutere del tema erano Lucia Annunziata ex Presidente Rai, Francesco Verderami del Corriere della Sera, Gianni Riotta ex direttore del TG1, Simon Bucks anchorman di Sky News e Massimo Bernardini conduttore di TvTalk. A moderare il confronto Emilio Carelli, direttore del canale all news di Sky Italia e promotore dell’iniziativa “Chiedi il Confronto”, attraverso la quale SkyTg24 chiede da tempo ai leader di partito italiani di non sottrarsi al confronto in tv.
L’unanime adesione all’iniziativa dei giornalisti presenti, non ha impedito agli stessi di divergere su alcuni punti fondamentali. L’esperienza diretta di Simon Bucks che ha diretto e organizzato i confronti tra i candidati premier in Inghilterra nel 2006, gli consente di ribadire “l’importanza dei dibattiti per gli elettori”. Solo in questo tipo di confronti in tv “il conduttore e gli altri giornalisti coinvolti costringono i candidati a parlare di temi e idee”, afferma Bucks. Al contrario di ciò che avviene sistematicamente durante i talk show (stile Annozero e Ballarò), nei quali sia Riotta che Verderami ritrovano soltanto “scontri verbali tra appartenenti a due opposti blocchi politici, senza alcun interesse da difendere diverso da quello di prevalere sull’altro”.
“E i telespettatori – continua Verderami – ormai si sono assuefatti a questo rituale, trasformandosi in ultras di opposte tifoserie che tengono accesa la tv senza neanche guardare la partita, come se dovessero assumere passivamente una dose quotidiana di metadone rilasciata dal Vespa di turno”.
“Eppure – obietta Bernardini – questi talk sono i programmi più seguiti della stagione televisiva”. Difficile dargli torto, ma la vera assenza di un faccia a faccia in tv tra candidati dentro un ferreo recinto di regole è impedita non soltanto dal rifiuto opposto da questo o quel leader. Infatti la soluzione a questo problema potrebbe essere la sedia lasciata vuota a favore di telecamera, per rendere il pubblico partecipe del rifiuto al confronto di quel leader e per invitarlo a farsene un’ opinione in merito.
I veri problemi sono altri, come la legge sulla par-condicio e la Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla Rai. Così se per Gianni Riotta “la par-condicio è stata una pessima medicina per guarire l’anomalia del conflitto d’interessi”, secondo Verderami “spesso l’autocensura di giornalisti servi e eccessivamente zelanti con il potere, rende quasi superfluo il rispetto preciso del minutaggio assegnato al politico di volta in volta”.
Insomma i dubbi sulla mancanza di professionalità e imparzialità del giornalista, uniti alla crescente pressione della politica sul giornalismo, hanno prodotto una legge mostruosa e inutile, che impedisce un vero confronto. Altri ostacoli vengono posti dalla Commissione di Vigilanza, che impone spesso regole assurde ai giornalisti del servizio pubblico e non solo. Seppur con l’intento di garantire l’assoluta imparzialità dei conduttori, questi regolamenti finiscono per scoraggiare gli stessi ed impedire in pratica la realizzazione dei faccia a faccia tra i candidati, perché bisognerebbe assoggettarsi a regole fin troppo stringenti. Questo accade perché “sono dei politici ad imporle e a redigerle, persone completamente estranee alle regole del panorama televisivo”, spiega Bernardini.
Così gli ospiti dell’incontro finiscono per concordare tutti su una riflessione di Lucia Annunzata: la crescente invadenza della politica che cerca sempre più spesso di negare l’indipendenza ai giornalisti, danneggia soprattutto gli elettori che si vedono privati di un utile strumento conoscitivo dei candidati.
I faccia a faccia televisivi che sono la norma in tutti Paesi democratici, servono peraltro agli stessi candidati più deboli per cercare di guadagnare consensi, come avvenuto in Inghilterra con Nick Clegg.
L’auspicio di tutti gli ospiti è che l’iniziativa al centro del dibattito serva a promuovere dei confronti meno irreggimentati da regole assurde, per garantire una sana discussione sulle tematiche e per rendere la gente consapevole. C’è un evidente interesse pubblico sull’argomento e SkyTg24 con il suo direttore Emilio Carelli se ne fanno portavoci.
Nicola Di Turi