Il panel si apre sottolineando la pluralità dei movimenti di odio nei confronti dei giornalisti: ne esistono molti e differiscono da paese a paese, nonostante mantengano dei tratti in comune.
Il talk si divide in tre parti, una prima relativa alla situazione americana, una seconda focalizzata sul contesto ungherese ed europeo, e un’ultima dedicata ad eventuali interventi del pubblico per approfondimenti e per portare alla luce situazioni di instabilità negli altri paesi.
I movimenti d’odio, per definizione, riguardano la mobilitazione dello scontento nei confronti di un gruppo di persone per scopi politici. È naturale che chiunque creda e professi i principi di libera stampa, si trovi così in uno stato di allerta.
Nella prima parte dell’incontro viene valutata da Jay Rosen la situazione negli USA, dove il presidente Donald Trump conduce campagne di discredito nei confronti della stampa, considerata corrotta e pericolosa, intesa come un vero e proprio avversario politico.
Marius Dragomir, successivamente, porta alla luce nuove tipologie di attacco verso i giornalisti in Ungheria e in Europa orientale, evidenziando cinque tendenze.
La prima, di odio diretto contro i giornalisti. Robert Fico, ex primo ministro slovacco, si rivolse ad esempio ad essi con le allusioni più impensabili (“prostitute”, “venduti”, “iene”, ecc.); Miloš Zeman, politico ceco, apparse in conferenza stampa con un kalashnikov con su scritto “giornalisti”.
Una seconda tendenza, ancora più efficace, è legata alle campagne diffamatorie gestite dai politici e dalle figure di potere, diffusissime in Ungheria. I media filo-governativi utilizzano strategie creative per dare l’impressione di celare fatti imbarazzanti sui giornalisti, producendo quasi dei rapporti investigativi.
La terza tendenza vede la creazione di una lista contenente i nomi di persone che sono contro il governo; si tratta di un modo particolarmente mirato a isolare e attaccare non tanto il singolo giornalista, quanto gruppi di “nemici dello stato”, come accademici, rappresentanti di ONG, e altre figure.
Segue una quarta tendenza, quella delle minacce e molestie online, soprattutto rivolte a quei giornalisti che si occupano di questioni sensibili o vicine all’agenda di destra, come le migrazioni.
Quinta e ultima tendenza, una forma molto sofisticata di attacco attuato da politici e da funzionari governativi, che consiste nello spostamento della colpa dalle istituzioni o dalle pubbliche amministrazioni verso i giornalisti.
Il panel si conclude lasciando spazio a domande e interventi significativi sul contesto neerlandese, indiano e ad approfondimenti sui temi affrontanti.
Giulia Andreani - volontaria press office IJF19