La Cina da quest’anno diventerà la prima economia al mondo: quanto sta cambiando la società cinese e quanto i nuovi consumi cambieranno lo stile di vita della sua popolazione? Ma soprattutto quali sono, alla luce di questo, i rapporti attuali tra Italia e Cina? Insieme al PIL infatti, cresce anche l’interesse per il nostro paese, con cui da sempre la Cina ha un rapporto particolare. Le pratiche di informazione, il nuovo design e la nuova architettura, gli investimenti tra Cina e Italia. Questi i temi guida discussi oggi nel Panel Discussional Centro Servizi G. Alessi.
A moderare l’incontro il giornalista Federico Fioravanti, che introduce Ruowen Yan, giornalista cinese del Chongqing Daily, prima speaker di questo incontro. La giovane corrispondente parla della percezione del Belpaese nella sua città Chongquin, il più grande agglomerato urbano al mondo, con circa 34milioni di abitanti. Una città destinata ad avere una grande influenza in virtù della sua costante crescita economica, ma che è poco conosciuta e che conosce poco il nostro paese. Qualità, stile e costi alti sono le parole chiave che identificano l’Italia nel ritratto che ne fa Yan.
Come cambia la percezione dell’Italia in Cina? Il ruolo dei giornali è in questo senso fondamentale e a parlare dell’esperienza del China Daily è Wang Shanshan, giornalista laureata alla Columbia University. Il PIL, nonostante lo stallo nel 2011, sta crescendo, e uno dei settori in maggiore crescita è proprio quello dei media. In un paese di 1,3 miliardi di persone, 2mila sono i quotidiani diffusi, 10mila riviste e periodici, un numero crescente di stazioni radiofoniche, 600 milioni di utenti del web, 3 milioni di siti web. Diverse edizioni del China Daily aprono il più esteso stato asiatico al mondo occidentale, che cambia anche il suo modo di fare giornalismo, con un’impronta più occidentale.
Cambiano i consumi, cambia anche il gusto della Cina, in campo architettonico e nel design. Marco Casamonti, architetto che opera tra Italia e Cina, parla della nuova sensibilità urbana cinese, e degli scambi che in questo campo stanno avvenendo tra i due stati. Scambiare il buono delle culture, ma non sopraffarsi a vicenda: capire l’identità cinese e darne un’interpretazione, non colonizzarla, prendendo invece il buono della loro concezione del lavoro, del tempo e dello spazio. Il caso riportato da Andrea Margaritelli, imprenditore di “Casa Umbria”, rete di imprese con sede nella regione del centro Italia, è un altro esempio del flusso di influenze tra i due stati.
Tre le parole chiave nella conclusione di questo panel: creatività, cultura e natura. Tratti che accomunano la cultura cinese e quella italiana.
Federica Signoriello