IL CORPO DEL REATO

“Ogni volta che si calpesta il diritto di qualcuno si calpesta la democrazia”. Queste le parole dell’avvocato e politico Giuliano Pisapia espresse durante l’incontro di oggi, domenica 9 aprile 2017 alla sala dei Notari, dal titolo ‘Il corpo del reato’. Tema principale, uno dei casi giudiziari più noti alla cronaca italiana: la morte di Stefano Cucchi.
A discuterne in sala il giornalista de La Repubblica Carlo Bonini, l’avvocato della famiglia Cucchi Fabio Anselmo; Vittorio Fineschi, ordinario di medicina legale all’Università La Sapienza di Roma, nonché perito legale di parte della famiglia Cucchi e uno dei primi a sostenere l’omicidio di Stefano ed, infine, Ilaria Cucchi, sorella di Stefano e fondatrice della Stefano Cucchi Onlus.
La particolare vicenda è stata raccontata dallo stesso Bonini nel suo libro inchiesta ‘Il corpo del reato’, edito Feltrinelli nel 2016, nel quale ricostruisce dettagliatamente la vita di Stefano Cucchi dopo il suo arresto, soffermando particolare attenzione sulle incongruenze e depistaggi, cercando di smascherare tutte le falsità emerse durante l’indagine.
Ingiustizia è la parola chiave della vicenda, che emerge – come spiega l’avvocato Anselmo – già dal modo con cui Stefano venne trattato al momento dell’arresto. Considerato un “drogato di merda”, come emerge dalle intercettazioni dei carabinieri che presero in custodia Cucchi dopo il fermo nel 2009, non meritava di essere trattato con un cittadino qualunque accusato di aver compiuto un reato, non era degno né rispetto né dignità. Ingiustizia che si evince anche durante l’autopsia fatta sul corpo di Cucchi, fatta omettendo importanti esami (come quello della Tac), gli unici a poter fornire oggettivamente le cause della morte di un uomo. “Spesso – spiega il professor Fineschi – c’è un intreccio che nega la giustizia, e non certo per incapacità”.
“La battaglia che porta avanti Ilaria – spiega Anselmo - è quella contro l’ingiustizia e la giusta applicazione del principio che la legge è uguale per tutti.” Una campagna che la famiglia Cucchi porta avanti da quasi otto anni con tenacia, anche grazie all’ Associazione Stefano Cucchi Onlus, in nome di tutte quelle vittime di Stato la cui morte non è stata ancora spiegata.

Elena Brozzetti