Il filo infinito. Viaggio alle radici dell’Europa

Una foltissima Sala dei Priori incantata dal racconto e dai racconti di Paolo Rumiz, scrittore e giornalista, nell’incontro “Il filo infinito. Viaggio alle radici dell'Europa”, tenutosi oggi, domenica 7 aprile 2019, nella quinta e ultima giornata del XIII Festival Internazionale del Giornalismo, a Perugia.
Rumiz narra il suo viaggio che gli ha cambiato la prospettiva del sacro. Il viaggio di un laico anticlericale che cerca e riconosce le radici cristiane d'Europa nella regola di Benedetto, santo italiano, anzi appenninico, un uomo che dal mondo pastorale della sua terra trae la forza per rifondare un Occidente che sembra travolto dalle orde barbariche e dalla sua stessa decadenza. Un esempio che sarebbe utile imitare nell'Europa in bilico del nostro tempo.
Un viaggio definito straordinario, tra la ferocia e oscenità della distruzione e l'incanto del paesaggio umbro. Terrore e incanto nei luoghi di Benedetto, a Norcia, città colpita dal terremoto ma miracolata, senza vittime, in cui, nella piazza centrale, la statua del santo protettore d'Europa resta perfettamente intatta perché l’idea di Benedetto è più forte di tutte le macerie. Da qui inizia il cammino dello scrittore.
Rumiz incontra la straordinaria dimensione del silenzio e dell'accoglienza nei diversi monasteri che visita e che rispettano le 73 regole di San Benedetto. Luoghi di eccellenza in cui la fede viene rilanciata da uomini la cui capacità di seduzione e la cui luce è superiore a tutto. 
“Il silenzio è quella cosa ascoltando la quale puoi sentire il fragore della tua anima” sentenzia Rumiz pensando ai monasteri dove, oltre al Genius loci, vige la regola dello Stabilitas loci. I monaci, infatti, dopo un lunghissimo peregrinare per scegliere il luogo in cui fondare il monastero, vi restavano fino alla morte, traendovi i beni necessari alla sussistenza e all'accoglienza, attraverso il primato rivendicato della manualità.

Catia Marcucci - volontaria press office IJF19