Il giornalismo affascina ancora quei romantici alla continua ricerca della verità. I giornalisti sono un po’ i Robin Hood dell’informazione. Qualcosa però è cambiata: la tecnologia ha causato una sempre più veloce caccia alle notizie a scapito spesso della qualità della notizia stessa. Professionalità e citizen journalism si confondono, generando una proliferazione di informazioni, spesso non veritiere. L’informazione ha perso la sua autorevolezza e l’accesso alla professione è difficile, tanto lavoro spesso non pagato o pagato pochissimo. Queste sono alcune delle impressioni delle studentesse europee, vincitrici del contest promosso da Amazon. La visione che è venuta fuori dal panel, tenutosi in Sala Raffaello, sul futuro del giornalismo secondo gli studenti europei non è del tutto rosea, ciononostante la speranza e la determinazione non mancano.
Tra 600 partecipanti sono cinque le vincitrici del contest, aspiranti giornaliste,che provengono da diversi paesi: Francesca Candioli (italia),Arièle Bonte (Francia), Leticia Dìaz (Spagna), Theresa Lindlahr (Germania) e Rebecca Sian Wyde (UK) hanno espresso le loro posizioni sull’incrocio tra tecnologia e giornalismo alla presenza di Mario Calabresi, direttore de La Stampa e Russ Grandinetti, VP Kindle Content Amazon.
Minimo comune denominatore è la pretesa della qualità a maggior ragione in un contesto segnato dalla rapidità e dal cambiamento tecnologico. Il giornalismo deve tornare ad essere un punto di riferimento, coinvolgendo i lettori, non più soggetti passivi ma produttori di contenuti. Il giornalista resta comunque il mediatore e non deve rinunciare all’etica professionale. La velocità imposta dal mondo virtuale non permette, a volte, di andare a fondo nella ricerca della verità. E per ogni storia raccontata male, ci sarà una verità non svelata. Cambia la figura del giornalista rispetto a quella tradizionale e spesso non si riesce a vivere di questo lavoro. Le nuove tecnologie possono sì rappresentare un’opportunità se usate in maniera responsabile, ma la qualità dipende ancora dalla persona.
La generazione degli aspiranti giornalisti risulta un po’ nostalgica e confusa in assenza di guide, ma Calabresi invita ad “essere figli del proprio tempo”. Diventare, dunque, professionisti del nuovo modo di comunicare senza seguire tendenze, ma proporre idee di qualità e forti guardando anche in casa propria.
Alina Dambrosio Clementelli