“Ruolo e futuro del servizio pubblico nei paesi dell’Europa dell’Est” è stato il primo panel di questa mattina, venerdì 17 al Centro G. Alessi, moderato da Eva Ciuk di Rai 3.
Fra gli ospiti Radka Betcheva in rappresentanza dell’European Broadcasting Union, che attua programmi di partnership volti ai i soci dei paesi del sud est europeo e del mediterraneo meridionale. Ben 74 membri in rappresentanza di 56 paesi fanno parte di questa organizzazione, la principale in tutta Europa, che dal 2012 ha adottato all’unanimità sei valori chiave per il servizio pubblico, a cui si fondono linee giuda editoriali.
Il servizio pubblico deve far fronte a numerose sfide e complessità e per affrontarle bisogna prendere atto che un’organizzazione internazionale raccoglie tanti membri ognuno caratterizzato da un differente grado di diversità e livelli di sviluppo del servizio pubblico: «Abbiamo membri che operano in un alto grado di democrazia, altri che provengono da democrazie in fase di sviluppo, che hanno alle spalle una situazione più complessa. Questi membri devono attuare una trasformazione passando da un sistema statale ad uno più rivolto ai cittadini», ha dichiarato la Betcheva.
Altre sfide riguardano il sistema legale, in alcune democrazie è infatti essenziale avere un quadro legale definito per il servizio pubblico. Un altro gruppo di difficoltà è di natura istituzionale e ancora, di natura tecnologica: giugno 2015 è il termine ultimo per il passaggio al digitale e alcuni paesi non possono sostenere la spesa, non ultime le sfide finanziarie. «All’interno dell’ EBU pubblichiamo regolarmente il rapporto sul finanziamento del servizio pubblico e le ricerche ci fanno capire che i membri usano un finanziamento misto», ha concluso.
A rappresentare la SEEMO, organizzazione non governativa che riunisce giornalisti ed editori dei paesi dell’Europa dell’Est, Oliver Vujovic. L’organizzazione nata a Zagabria ha una funzione di ponte, si occupa di affiancare i giornalisti e svolge un ruolo di monitoraggio dell’attività giornalistica. «Il problema del servizio pubblico è soprattutto di natura finanziaria», ha confermato Vujovic. «Non ci sono fondi a sufficienza. e anche nel futuro ci saranno problemi di questo tipo. Poi c’è la questione della definizione del ruolo del servizio pubblico, ruolo non ancora chiaro perché in alcuni paesi c’è la concorrenza con la tv privata che gli toglie spettatori». A queste problematiche, in gran parte dei paesi, si aggiungono quelle legate all’indipendenza editoriale, all’assenza di giornalisti professionisti e all’autocensura.
Mentor Shala ha rappresentato invece il caso specifico della situazione della radiotelevisione del Kosovo, che sta sicuramente trascorrendo un periodo critico. Shala è direttore della Croatin Radiotelevisioon, nata con l’aiuto e l’appoggio di EBU e che ha lavorato per 13 anni con un solo canale televisivo, giungendo oggi a tre e trasmettendo in sei lingue fra le difficoltà di varia. «Naturalmente abbiamo problemi come tutto il servizio pubblico, di natura finanziaria, non abbiamo proprietà, spesso allestiamo gli studi nei garage », ha riferito Shala. A tutto questo si legno problemi di natura politica: «A mio avviso i politici non vogliono capire l’importanza del servizio pubblico. La loro pressione addirittura si spinge al punto da interferire con le linee editoriali, anno dopo anno, ma fino ad ora siamo riusciti a sopravvivere. Cerchiamo di essere il più professionale possibili rispettando tutti i principi etici», ha concluso.
Claudio Cappon, vice presidente di EBU dal 2009 al 2014 ha rilevato la dipendenza del servizio pubblico dalla cultura, dalla storia e dalla tradizione del paese. «Il servizio pubblico deve dare valore alla società. Dobbiamo fare i conti con tante cose ma è importante che ci siano dei principi e degli obiettivi comuni e che ci si ritrovi insieme a parlare da “colleghi”, perché questo è un elemento che da forza alle singole situazioni nazionali», ha concluso Cappon.
Fabiola Barile