Il movimento a sostegno di #ijf14
Dal lancio della notizia della sua cancellazione abbiamo assistito alla nascita di un movimento a sostegno del Festival che ha generato post, tweet, commenti sui principali social network e su testate di informazione locali e nazionali.
I numeri
Abbiamo rilevato più di 4000 contributi dal 17 al 22 Ottobre. Twitter, in particolar modo, è stato il canale principale di comunicazione e partecipazione, sia per la naturale vocazione di #ijf - da sempre Twitterfriendly - che per quella dello stesso social media, sempre molto legato al mondo giornalistico e al commento degli eventi più importanti in tempo reale (qui un archivio esplorabile).
La contribuzione dei canali alla conversazione
Twitter raggiunge il suo apice il giorno dell'incontro pubblico trasmesso in diretta streaming, trascinando dietro di sé una coda lunga di conversazioni che prosegue da giorni.
Le parole
Due tag cloud - una per i contributi non provenienti da Twitter e una dedicata solo alla conversazione su quest'ultimo - evidenziano una sostanziale omogeneità semantica.
Nella prima, per quanto possa sembrare banale, "giornalismo" e "journalism" risultano essere le parole chiave per identificare #ijf come evento unico e rilevante per chiunque lavori, voglia lavorare o sia interessato al settore sia in Italia che all’estero.
Una manifestazione di "successo" (altra parola ricorrente) che, come tutte la manifestazioni del genere, necessita di "fondi" per crescere e per muovere sempre più indotto. Curiosamente la dimensione della parola "istituzioni" sembra rimarcare la loro assenza - e quasi irrilevanza - nella nuova dinamica presa dalla vicenda.
La tag cloud di Twitter conferma i temi principali già visti, facendosi però influenzare maggiormente dall'uso fatto del canale per sostenere l'incontro pubblico del Brufani: particolare rilievo assume infatti il tema del finanziamento ("fondi", "crowdfunding", "soldi") fino a tirare in ballo le stesse "istituzioni" - anche se probabilmente in chiave passiva. (vedi anche storify: Com'è nata l'idea del crowdfunding)
Gli autori
Persone molto differenti tra loro hanno contribuito alla conversazione, al dibattito, a volte con voci critiche, quasi sempre spinte dal sincero desiderio di essere parte di un fatto nuovo nel panorama italiano: un evento che scegli la strada del crowdfunding dichiarandosi autonomo da altre pressioni.
Quella in alto è solo una prima selezione di coloro che hanno affollato la timeline di Twitter in questi giorni. Appare evidente come il movimento che si è coagulato intorno al Festival Internazionale del Giornalismo sia eterogeneo come definizione demografica individuale, ma omogeneo nell'intento: far vivere il Festival al di là di qualsiasi difficoltà.
Le connessioni
Le adesioni
Attestati di solidarietà e stima sono piovuti da personalità di spicco e nuove leve del mestiere - giornalisti, social media editor e blogger come Anna Masera (La Stampa), Beppe Severgnini (Corriere della Sera), Mario Calabresi (La Stampa), Ezio Mauro (La Repubblica), Emily Bell (Scuola di Giornalismo della Columbia University di New York) e molti altri. Il messaggio è pressoché univoco: #ijf è un importante momento di partecipazione, ascolto, confronto, insegnamento. Ed è - e deve essere - gratis.
Alla 'mobilitazione' si uniscono anche alcuni politici come i candidati alle primarie del PD Giuseppe Civati e Gianni Pittella, molti dei volontari delle passate edizioni, le testimonianze di alcuni dei collaboratori di questi anni pronti a raccontare la loro esperienza al Festival.
Proposte pubbliche di accoglienza per l'evento sono arrivate da Bologna, Ferrara, Torino, Napoli, Sardegna (candidatura avanzata da uno dei più noti Twitter user italiani e subito accolta dal governatore Ugo Cappellacci) a dimostrazione di come #ijf emerga come eccezionale strumento di marketing territoriale o destination marketing, importantissima vetrina internazionale per la città di Perugia.