INFILTRAZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA, TIFOSERIE E COPERTURA MEDIATICA

L'infiltrazione mafiosa nelle società calcistiche non è dissimile da quella di altre realtà: controllo dei risultati delle partite, gestione del consenso all'interno delle curve, riciclaggio di denaro, ricorso alla minaccia, fino ad arrivare al controllo diretto, attraverso l'acquisizione di quote societarie.
Accanto alle indagini della magistratura, un contributo rilevante è offerto dalle investigazioni giornalistiche, come quella di Federico Ruffo, uscita lo scorso autunno per il programma televisivo Report. L'inchiesta ha inizio nel 2016, al termine dell'inchiesta della procura di Torino sugli affari loschi della famiglia Dominello nel nord Italia. Diverse intercettazioni coinvolgono Rocco Dominello e alcuni dirigenti della società bianconera: prima di ogni match disputato allo Juventus Stadium, oltre un migliaio di biglietti erano riservati al gruppo ultras dei Drughi, che poi li rivendeva a prezzi gonfiati e garantiva un cospicuo ricavo ai Dominello.
Ma l'alta dirigenza juventina sapeva o non sapeva quello che stava succedendo? Qui entra in campo la figura di Raffaello Bucci, che per quasi 10 anni aveva gestito il bagarinaggio dei Drughi: viene assunto dalla Juventus per gestire i rapporti tra la società e i tifosi e svolge il ruolo di “infiltrato” nella curva bianconera. Il suo suicidio, apparentemente immotivato, accende i riflettori sulla vicenda e dà il via all'approfondimento di Ruffo.
Secondo Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport – Stadio, il mondo delle curve, spesso politicizzato, è protetto dal sistema perché è uno strumento capace di mobilitare il consenso di migliaia di persone. E il discorso si amplifica man mano che si scende nelle categorie dilettantistiche, dove la criminalità gestisce il mondo del calcioscommesse. Il problema è “l'alchimia pazzesca prodotta dalla combinazione di soldi, consenso, ignoranza e visibilità”: per la propria squadra di calcio, la gente sembrerebbe disposta a giustificare qualsiasi comportamento e la mafia ne è consapevole.
L'incontro, moderato da Amalia De Simone, è corredato dall'intervento via Skype di Sigfrido Ranucci, direttore di Report, che rileva la necessità di tutelare il giornalismo dalle pressioni politiche, quando non criminali. Sotto questo aspetto, Zazzaroni riconosce a Ruffo un coraggio che spesso manca alla categoria dei giornalisti propriamente sportivi.

Rebecca Mellano - volontaria press office IJF19