Don’t tell my mother

Diego Bunuel, reporter del National Geographic e nipote del leggendario regista Luis Bunuel, presenta un modo di fare giornalismo di guerra, rivoluzionando completamente i canoni. “Don't tell my mother”, non dirlo a mia madre, è il programma del canale televisivo di National Geographic condotto dal reporter. Il nome nasce dalle prime volte che Diego fu inviato nei Paesi “caldi”del mondo. Non poteva dire alla madre dove fosse, perchè altrimenti si sarebbe preoccupata. La filosofia del giornalista è quella di andare oltre le solite storie che vengono raccontate in televisione.  Il trucco sta nel fiondarsi nei luoghi e cercare le notizie. Non ci si può appoggiare neanche ai cosiddetti “fixer”, le guide indigene che ti aiutano a cercare le persone da intervistare, a solcare le strade più sicure. Questi, infatti, tendono a darti ciò che il giornalismo è abituato a ricevere, portando a galla storie banali. Bisogna riformare il metodo di indagine all'estero. Dall'undici settembre le notizie sono cambiate, sono diventate molte di più e molto più complesse. Così, Diego ha deciso di evitare le solite interviste ai personaggi abituati alla comunicazione, concentrandosi, invece, sulla gente comune. Mira a rompere i luoghi comuni, gli stereotipi che nascono intorno ad un Paese. E per farlo va in Pakistan, in Iran, in Iraq, in Afghanistan. Perchè il mondo è completamente diverso, non si può continuare ad avere la mentalità del colonizzatore. Bisogna andare lì e privarsi di tutte le barriere che di solito ci sono fra il reporter e l'intervistato. Questo, però non è un lavoro semplice. Bisogna programmarsi tutto prima di partire, non si può improvvisare se si vuole essere più o meno sicuri di avere salva la pelle. E' anche un buon metodo per evitare di avere paura.

Ma, la sua arma più potente è l'umorismo. Così come il nonno lo usava per screditare la classe borghese, lui lo utilizza per mostrare la realtà. La vera realtà. Poiché bisogna gestire la morte come tragedia personale. Ed è necessario perchè il giornalismo non muoia. Ci sono milioni di storie da raccontare in maniera diversa per far sì che la gente continui a leggere. Bisogna attirare l'attenzione.

Allo stato delle cose di oggi, infatti, spesso, la cronaca estera è un po' come il Circo romano, il Colosseo, nel quale i ricchi guardano i poveri che muoiono.

Rosibetti Rubino

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