ITALIANI ILLUSTRATI. Incontri straordinari sul barcone della politica

La IV edizione dell’evento si è aperta all’insegna della forza pungente del teatro satirico, quasi a voler da subito conferire un’impronta fortemente critica a tutta quanta la rassegna. Anteprima nazionale alla Sala dei Notari per lo spettacolo teatrale ITALIANI ILLUSTRATI Incontri straordinari sul barcone della politica di Antonello Caporale.

Le luci basse e la chitarra acustica di Paolo Pallante hanno fatto da sfondo alla voce di Stefano Sarcinelli che interpretava i testi di Antonello Caporale, anch’egli presente come voce narrante. Musica e parole le grandi protagoniste che, unite in un suggestivo amalgama, hanno trascinato lo spettatore in un’attenta riflessione su temi caldi che riguardano l’Italia contemporanea. Un’analisi trasversale che, nel corso delle due ore di spettacolo, ha toccato i temi più disparati con il piglio provocatorio del giornalista critico e la sottile amarezza del cittadino rassegnato. “Democrazia senza popolo” e “spreco” i temi di apertura: i numeri elencati sono quelli di un’Italia che spende e spande in una continua, inesorabile perdita di talenti e denaro. Anche le calamità, a discapito di chi le subisce, diventano potenti macchine fabbrica- soldi, secondo la logica dell’”emergenza nazionale”. 8 miliardi di euro impiegati per fronteggiare un’emergenza rifiuti che non trova ancora risoluzione alcuna; 720 milioni di euro per bonificare i siti compromessi: questi solo alcuni dei numeri forniti riguardo alla situazione “monnezza” a Napoli. È l’Italia della mediocrità: “A scuola i mediocri sono quelli che oscillano tra la sufficienza e l’insufficienza; in Italia sono la classe dirigente”; questa è l’accusa di Caporale nei confronti di un fenomeno così tipicamente nostrano e talmente radicato da necessitare di una formula matematica che ne determini una logica. Sono stati gli studenti dell’università Pompeu Fabra di Barcellona a calcolarne una: successo = talento > probabilità=1; è come immaginare un treno, di cui il primo vagone è occupato da chi ha successo, l’ultimo dai talentuosi e nel mezzo i mediocri. Quanti più sono i vagoni di mezzo, tanto meno il Paese funziona. Il fenomeno del “tronismo” ne è l’esempio più emblematico: c’è il farmacista, l’elettricista e poi il tronista, il ruolo più ambito. Grandi muscoli, tanti capelli e se hai le orecchie a sventola non puoi candidarti per diventare sindaco: la regola non scritta di un credo tutto italiano secondo cui l’apparire viene sempre prima dell’essere. La parola chiave è “furbizia”, definita come “devianza dell’intelligenza”. Il furbo vince sempre e il fesso (che non significa stupido), patisce per la sua incapacità di trasformare la circostanza in vantaggio. E cosa c’è di più vantaggioso del riuscire a trovare un lavoro al proprio figlio, fratello, cognato, magari piazzandolo nell’ufficio di fronte al proprio, magari truccando qualche concorso pubblico, magari con una cattedra all’università? Ecco che vengono citati i casi degli atenei di Firenze, Roma, Bari e Chieti: un corridoio, sei uffici e un solo cognome. Evviva la meritocrazia. È un’Italia di carte e di carta, dove i contratti di lavoro (quando ci sono) diventano condanne al precariato a vita. L’importante, però, è essere ottimisti, sempre e comunque, e se ciò implica ottenebrare la realtà, poco importa. Ciò che conta è la percezione delle cose, quasi sempre distorta; Caporale cita, a tal proposito, il caso della Verità del Tiepolo a Palazzo Chigi, quando Berlusconi chiese che i seni nudi del dipinto venissero coperti: è il trionfo del moralismo pubblico e dell’immoralità privata. È l’”Italia dell’Io pagano del Berlusconismo”, la nuova religione politica che impregna la società così profondamente che Sarcinelli chiede: “chissà com’era l’Italia prima di Berlusconi, ma c’era l’Italia?”. Siamo tutti peccatori e quindi nessuno colpevole, il nuovo cogito ergo sum all’italiana. Qual è il nuovo limite della vergogna? La chiusura dello spettacolo è affidata ad un video, dai contenuti tanto emblematici quanto preoccupanti; la ripresa riguarda il ministro La Russa che, nel corso di una manifestazione a New York, viene contestato da un passante particolarmente facinoroso. “Pedofilo!”, è la risposta del ministro alle accuse: è ormai questo l’ultimo insulto rimasto all’interno dell’ampia gamma di ingiurie italiane. “Ladro, truffatore, imbroglione”, sono parole ormai svuotate di tutta la loro gravità dalla quotidianità del circo mediatico. Prima che le luci si spengano su questo intenso excursus sui mali d’Italia, Caporale scorge l’unico barlume di speranza nell’impegno consapevole e nell’informazione critica, uniche armi per contrastare un intorpidimento quasi inesorabile.

Isabella Notarnicola

Martina Castigliani

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