L’informazione della salute: giornalismo e marketing sociale

Il festival internazionale del giornalismo data la sua versatilità si occupa anche di comunicazione della salute, e lo fa in un incontro al hanno preso parte esponenti del giornalismo scientifico con Maria Amelia Beltramini (capo redattore di Focus), e medico scientifico, Bruno Gambacorta (giornalista del TG2), esponenti di istituzioni scientifiche locali, Giuseppe Fattori (USL di Modena), Paolo Di Loreto (Direttore Direzione Regionale sanità e servizi sociali, Regione Umbria, ed anche esponenti di istituzioni universitarie, Fabio Veronesi (professore di genetica agraria presso la facoltà di agraria dell’università degli studi di Perugia, e Presidente del corso di laurea specialistica in scienze dell’alimentazione e nutrizione umana).

L’introduzione è affidata a Di Loreto il quale in breve ha teso a definire il ruolo della comunicazione nel settore salute troppo per così dire “influenzante”

La palla è passata a Bruno Gambacorta, che si è focalizzato sulla differenza sanità – salute del quale si è occupato il Dottor. Fattori.

Il Dottor Fattori ha messo l’accento sull’ “overdose” informativa (soprattutto in televisione) che investe il campo della salute, che spesso però si dimostra essere divulgativa di una mala salute.

Importante è il marketing della salute che addirittura porta a vendere prestazioni sanitarie da una regione ad un'altra, magari solo perché le prestazioni in un certo settore sono migliori.

Comunque non sono le campagne pubblicitarie che inducono la popolazione ad interessarsi di un certo problema (la sensibilizzazione sull’influenza aviaria, non è certo aumentata dalla pubblicità con i richiami a Topo Gigio che indica i 5 “comandamenti” da seguire come precauzione), l’uso del sale iodato (favorito dal fatto che costa poco e non da qualsivoglia campagne pubblicitarie), riduzione dei fumatori (favorita dalla legge Sirchia e dall’aumento del costo delle sigarette), o il film statunitense Fast food nation, nel quale si vede la distruzione fisica di un uomo che dopo essersi ingozzato di Hamburgher e patatine svolge tutte le analisi del caso.

I media parlano di salute affidandosi anche ai personaggi del cinema e della televisione (Homer Simpson, secondo il quale il mondo è una ciambella, Michele Mirabella presentatore televisivo di Elisir su rai tre, trasmissione che si occupa di salute, la quale il giorno dopo induce gli “spettatori – pazienti” a  dire l’ho visto in TV, oppure le più belle donne del mondo che fumano, o il Dottor House).

Fondamentale è la considerazione del tempo, è necessario puntare su politiche di lungo termine, ad esempio i Direttori generali di Aziende sanitarie ed ospedali non possono essere cambiati ogni anno.

Fattori ha sottolineato gli interventi che hanno chiamato in causa la stampa, la radio nonché il web  2.0.

Per far capire meglio a tutti (soprattutto ai più piccoli) le problematiche legate alla salute a Modena sono stati richiamati personaggi dei cartoni animati quali i Gormiiti ai quali tramite la voce di speaker radiofonici sono affidati spot in merito.

Altri esempi sono rappresentati dal gruppo musicale torinese dei Subsonica, che hanno espresso parole in favore del sesso sicuro, la ballerina Titova in favore dello screening per i tumori.

Comunque gli obbiettivi della salute seguono normative europee e nazionali, aziende sanitarie, ma al di fuori di ciò fondamentale è l’organizzazione senza la quale non si fa nulla.

Secondo Amelia Beltramini i media creano le malattie “collettive” ed è possibile fare inchieste sulla salute.

Il problema è quello che si parla molto meno delle malattie che hanno una incidenza mortale maggiore, e i mass media sono secondi dopo i medici.

Da giornalista di un settimanale che si occupa anche di salute, quale è focus, ha notato che il 26% della gente nei settimanali è interessato alla salute, anche se meno del 20% adegua il proprio comportamento in base alle informazioni tratte dalla stampa.

Inoltre si è puntato l’accento sulla sanità preventiva, spesso onerosa a causa di esami inutili e quindi sconsigliabile, in quanto per alcune malattie non si può fare tanto, ma che spesso porta a vendere comunque kit per lo screening di certe malattie, quindi più che il ricorso sfrenato alla medicina preventiva sarebbe meglio focalizzarsi su una maggiore attività fisica.

Fondamentale verso determinati stili di vita è la scarsa cultura che non porta ad interessarsi di problematiche legate alla salute.

Il Professor Veronesi in veste di Presidente di un corso di laurea ha svolto uno studio sulle tesi di 75 laureati e soprattutto sule tematiche da esse trattate catalogandole per grandi gruppi.

Circa 10 tesi si sono occupate di ricerca di base, altri di tematiche legate alla sicurezza alimentare (micotossine, tracciabilità e rintracciabilità di filiera, indici freschezza nel pesto alla genovese).

Alcune hanno trattato di diete e patologie alimentari, altri tematiche mediche e settori della fisiologia legate all’alimentazione.

Secondo Gambacorta, vi sono carenze anche per impostazioni della scuola nei confronti della prevenzione.

Amalia Beltramini ricorda i numerosi inviti a conferenze stampa sulla nascita di nuove tecnologie, comunque fine a se stesso senza indicare numerosi elementi, tra cui gli effetti collaterali.

Evidenziata ancora la scarsa informazione ed anzi l’eccessiva informazione, come nel caso del retrovirus, che provoca 10 morti all’anno, in seguito tolto dal mercato per la presenza di un virus porcino.

Necessario fare terapie necessarie, validate e che hanno una storia.

Gambacorta ha sottolineato di come la RAI nel caso dei servizi a lui commissionati richiede di intervistare esperti avendo poco tempo per il loro reperimento e a volte le tematiche sono decise dal Ministero della salute, o seguono filoni di cui il Ministero Si occupa.

Le domande dei presenti hanno messo in evidenza la difficoltà di raccontare i risultati di una tesi, il rapporto giornalista/ ricercatore, il dovere di semplificare rendere comunicabile le notizie.

Si è messa in evidenza la mancanza di giornalisti specializzati che colgano il nocciolo della notizia, inoltre i giornalisti scientifici dovrebbero seguire un corso di formazione, i quali dovrebbero avere conoscenze di statistica, ricercare notizie au riviste ad alto impact factor e chiedere a esperti che pubblicano su riviste fotemente impattate.

Infine è stato posto l’accento sulla difficoltà di ricorrere alla cosiddetta letteratura grigia, rappresentata da temi di convegni tenuti presso istituti di ricerca (Istituti Zooprofilattici, Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico, ecc)

Domenico Aloia

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