Presso il Teatro della Sapienza il panel sull’importanza dei commenti on-line vede seduti a confrontarsi Jaafar Abdul Karim, giornalista di Deusche Welle; Emma Goodman, giornalista e ricercatrice; Daniel Ha, co-fondatore e CEO di Disqus; Mathew Ingram, Gigaom; Amanda Zamora, ProPublica.
Si parla di moderazione e Amanda Zamora spiega il suo punto di vista affermando che i commenti online possono avere un valore positivo, possono aggiungere qualcosa di buono e contribuire a creare una comunità attorno alla testata. I commenti dei lettori possono essere in questo senso utili e costruttivi, e diventare da semplice “post” un vero e proprio fattore di creatività: “i giornalisti devono pensare a come essere creativi nel rapporto con i lettori” spiega. Emma Goodman che dirige il confronto, vuole capire la reale utilità dei commenti e il moderatore Jaafar Abdul Karim conferma il loro ruolo come utile per creare uno scambio, un dialogo, un’interazione con il pubblico e per ottenere anche un ritorno in termini di opinioni e giudizi sull’operato giornalistico.
Daniel Ha racconta la sua esperienza con Disqus, piattaforma di discussione online e ci tiene a fare una distinzione tra i commenti utili che generano un confronto e i commenti che invece risultano offensivi. In Disqus stanno molto attenti alla gestione, ma i commenti sono fondamentali in una comunità come questa che deve spingere il pubblico a reagire. Matthew Ingram sottolinea che “non bisogna necessariamente sbarazzarci dei commenti. Uno dei cambiamenti fondamentali del giornalismo è questo, le comunità, il coinvolgimento. Queste sono le nuova realtà”. Inoltre, anche i commenti spiacevoli e le critiche sono importanti e non andrebbero eliminati: escludendo le persone, si rischia di escludere anche chi potrebbe avere delle opinioni di valore. La discussione ruota principalmente attorno al dilemma sull’eliminazione di quei commenti che sono dei veri e propri “comportamenti umani orribili”, utilizzando un’espressione di Ingram e su come gestire questi casi. Una soluzione unica non c’è, ma tutti concordano sul fatto che interagire con il pubblico sia fondamentale. I commenti offensivi non vanno tollerati, ma è anche vero che il pubblico di lettori andrebbe educato e questo è compito dei giornalisti: attraverso l’educazione e la creazione di un senso d’appartenenza a qualcosa di più grande, ad una comunità, si creerebbe una sorta di fenomeno di “automoderazione”.
Vengono infine dati alcuni consigli ai giornalisti in sala su come gestire nella pratica situazioni spiacevoli: una cosa è chiara, non esiste una soluzione unica ed ogni testata deve avere delle regole e delle linee guida alle quali fare riferimento.
Micol Sacco