La fine giusta, la parola giusta

Oggi pomeriggio alle 17,45, in una sala Raffaello piena di gente, Giuseppe Englaro, Marco Cappato, Tommaso Cerno e Francesca Fagnani hanno parlato del tema del fine vita. Sono stati affrontati anche altri temi, quali il biotestamento, il suicidio assistito e l’eutanasia. Giuseppe Englaro, padre di Eluana Englaro, ha risposto alla prima domanda posta da Francesca Fognani, giornalista Rai: «Come si sopravvive alle accuse che le sono state rivolte durante tutti questi anni?». «Si sopravvive continuando a lottare - ha detto Englaro - grazie all’aiuto di una squadra composta da giuristi, medici e avvocati che mi hanno sostenuto in tutti questi anni: stiamo parlando di una battaglia iniziata 25 anni fa, quando davanti a questo diritto costituzionale c’era il deserto». La parola è passata poi a Marco Cappato, radicale attivista per l’eutanasia legale: «personalmente non ho trovato in tutti questi anni - delle circa 300 persone che sono entrate in contatto con me - qualcuno che volesse tornare indietro dopo la scelta del suicidio assistito. Se lo Stato si mettesse al servizio della libertà di scelta - ha continuato - allora le persone potrebbero tornare a fidarsi dello Stato. Il problema è quello di battere la clandestinità, raggiunta per disperazione». Per Tommaso Cerno, direttore de l’Espresso, c’è bisogno di fare un passo indietro per capire tutta la questione con un po’ di distanza: «perché - ha chiesto - il Movimento 5 Stelle ha una posizione ambigua su questo tema?». Per Cerno, il movimento di Beppe Grillo non prende posizione su temi così delicati, come quelli dell’eutanasia e del suicidio assistito, «perché prendere una posizione su una questione etica significa dividersi e il M5S, che parla a tutti, ha paura di dividersi». Il direttore de l’Espresso ha continuato, strappando molti applausi: «Giuseppe Englaro ha passato 17 anni a chiedere al Parlamento di intervenire su questo tema, quello del fine vita, ma il Parlamento ha ritenuto questa una questione secondaria». «Noi cittadini abbiamo il potere di cambiare le cose - ha ricordato Englaro al pubblico - la legge c’è, e l’impostazione è giusta, adesso non dobbiamo lasciare che il Parlamento tergiversi ancora». Marco Cappato ha poi allargato il discorso, parlando non solo del caso specifico di Eluana Englaro ma anche di tutte quelle persone che lui ha seguito e che non hanno potuto decidere della propria vita a causa di impedimenti legislativi, soprattutto italiani: «l’esercizio di una libertà comporta un rischio. Il problema non è quali indicazioni do nel testamento biologico, ma a chi mi affido. Il problema fondamentale da capire è questo: l’ambiguità o voluta manipolazione è fare finta che non fare nulla non sia una scelta. Il rischio sul fine vita è il sabotaggio sui codicilli». Cappato termina il suo intervento dicendosi fiducioso sugli sviluppi futuri in tema di fine vita: «il Parlamento ce la può fare e io spero che arrivino decisioni parlamentari su temi come l’eutanasia e il suicidio assistito, ma se non dovesse farcela noi andremo avanti continuando a lottare come abbiamo sempre fatto». In chiusura, Giuseppe Englaro ha ricordato la figlia Eluana, scomparsa nel 2009 dopo una lunga agonia durata 17 anni: «per Eluana vivere significava libertà di vivere e non condanna a vivere».

Nicola Brandini