Chiusura romantica e un po’ vintage al Festival del Giornalismo di Perugia. Un viaggio lungo due ore attraverso le stazioni fisiche e quelle dell’animo guidati da Beppe Severgnini e dalla giovane giornalista del Corriere della Sera Stefania Chiale, che hanno letto alcuni brani accompagnati dalla cantante Simona Bondanza e dal pianista Alessandro Collina.
Il viaggio in treno è il modo di viaggiare più antico e più sociale che ci sia – ha esordito il direttore di Sette – A volte perfino troppo, tanto che è sempre bene portare con sé un libro voluminoso «per scoraggiare il vicino loquace». Del resto i treni sono lo specchio dei propri paesi: se in Italia si chiacchiera a tutte le ore, negli Stati Uniti al mattino servono eggs and bacon e in Russia si possono trovare a bordo i samovar per il tè.
Severgnini conosce bene i treni di molti paesi: la Transiberiana Mosca-Pechino, dove nel 1986 fece il viaggio di nozze in sei giorni attraversando altrettanti fusi orari, scrivendo un reportage per il Giornale di Montanelli; poi l’Amtrack negli Stati Uniti, attraversati più volte quando era corrispondente della Voce e del Corriere; fino alla recente scoperta della ferrovia cubana Santiago-L’Avana cantata da Compay Segundo nella famosissima Chan Chan, che ha aperto lo spettacolo. Meno affascinanti e bisognose di cure – come racconterà sul nuovo Sette – le nostre linee regionali, rimaste indietro dopo che l’Alta velocità ha modernizzato i viaggi in buona parte del paese, con prezzi accessibili a tutti.
In Italia il treno fa parte dell’immaginario collettivo nazionale grazie al cinema, col memorabile arrivo di Totò e Peppino De Filippo in pelliccia perché «a Milano fa freddo», ma anche alla musica, con canzoni popolari come Azzurro oppure meno conosciute ma altrettanto importanti perché hanno raccontato la fatica dei viaggi dei nostri emigranti dal sud al nord durante gli anni del boom economico. Senza dimenticare la letteratura, con Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino, Conversazioni in Sicilia di Elio Vittorini o romanzi più recenti come La vicevita di Valerio Magrelli. Secondo Severgnini chi ha raccontato meglio l’epopea dei viaggi in treno è stato però Dino Buzzati con Il poema a fumetti.
Oltre alle chiacchiere e alla malinconia – memorabili i versi di Incontro di Guccini, che ha chiuso la serata – la vera cifra dei viaggi in treno è il mistero: già l’itinerario promette spesso ai viaggiatori una continua scoperta, come ai tempi dell’Inter-rail, fondamentale esperienza di formazione giovanile prima dei voli low cost e del progetto Erasmus. Se poi durante il viaggio accade qualcosa di insolito, oppure addirittura un delitto, allora è facile imbattersi in classici di ogni tempo come “Shangai Express” o “Assassinio sull’Orient express”.
Di Alessandro Testa