LA REPUTAZIONE DELL’ERA DEI SOCIAL: TUTELA, VIOLAZIONE E DIRITTI

Nella seconda giornata di Festival, 06/04/2016/ , si è svolto un panel, nell’ambito di “law and order”, di grandissima attualità, che ha toccato uno degli aspetti più travagliati degli ultimi anni; i social e le ripercussioni legali del loro utilizzo.
Sono intervenuti gli avvocati Simone Bonavita e Valerio Edoardo Vertua, esperti di diritto delle nuove tecnologie.
Bonavita apre l’incontro con una citazione shakespeariana sulla reputazione, reputazione che oggi, più che ai tempi del Bardo, viene resa immortale da internet. Le nuove tecnologie riescono a memorizzare una quantità incredibile di dati e ad analizzarli in tempi brevissimi e in modi che qualche decina di anni fa erano impensabili. Inoltre va considerata la velocità di trasmissione e di amplificazione dei dati attraverso la rete.
Tutti elementi che hanno cambiato il modo di fare giornalismo, la fruibilità delle notizie e la possibilità di tutelarsi da contenuti diffamatori.
La tutela della reputazione, continua Bonavita, nasce dalla pretesa di poter controllare il processo di memorizzazione di un dato. A questo proposito il diritto alla rettifica viene incontro a chi si sente leso da una qualche notizia ma è limitato alla carta stampata. Infatti il sistema di memorizzazione di internet è molto diverso da quello cartaceo; un dato pubblicato online si diffonde tra gli utenti in poco tempo, rimbalza da un canale all’altro e può rimanere nel cyberspazio per anni. Anche se venisse cancellata la prima fonte che riporta quel dato non si avrebbe comunque la certezza di aver ripulito la propria reputazione. In Italia non esiste una legislazione organica in materia, il nostro ordinamento tutela solo alcuni aspetti, come il diritto d’autore, lasciando così ampio spazio di interpretazione da parte dei giudici nei processi. Secondo Vertua infatti la condanna dipende sempre dalla fattispecie portata in giudizio.
Oggi ci sono poche strade percorribili per tutelarsi, il già citato diritto di rettifica, la richiesta di risarcimento del danno, il sequestro della pagina web e l’esposto all’Ordine dei Giornalisti.
È buona norma per le testate giornalistiche, ha concluso l’avvocato Vertua, dotarsi di una social media policy, un accordo tra il direttore e i giornalisti in merito alla gestione dei social network, ma è anche importante ricordarsi che il profilo personale facebook di un giornalista sottosta alle norme deontologiche del suo Ordine esattamente come ciò che scrive su carta stampata.

Alessia Sirci