Un'azienda che mette al centro il concetto di “responsabilità sociale”. Una proposta dell'Unicef per la formazione dei giornalisti che vivono e lavorano nei paesi in via di sviluppo. E l'esperienza di giornalisti italiani impegnati al fianco delle associazioni umanitarie in Tanzania. Questi i principali punti del panel di questa mattina, all'interno del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia.
“La missione della nostra azienda – ha affermato in apertura Paola Aruta, responsabile per le relazioni esterne di P&G Italia – è orientata all'aspetto sociale. Lavoriamo accanto all'Unicef nel mondo dei bambini per promuovere sviluppo ed educazione. Non con la semplice beneficenza, ma attraverso progetti di lungo termine, come quello per favorire l'istruzione in Kenya o quello grazie al quale abbiamo devoluto un vaccino contro il tetano neonatale per ogni confezione di prodotti venduti. I consumatori hanno dimostrato grande sensibilità nonostante la crisi”.
Con un appunto critico verso i giornali italiani si è aperto l'intervento di Gianfranco Rotigliano dell'Unicef. “Abbiamo ricevuto tanti giornalisti – ha detto – ma poi difficilmente ho trovato rappresentata la realtà”. Tuttavia Rotigliano è convinto che i giornalisti italiani possano avere un ruolo fondamentale nella crescita dell'informazione locale dei paesi in via di sviluppo. “Sarebbe utile – ha proseguito – creare un legame tra i nostri giornalisti e quelli dei paesi in cui lavoriamo. La nostra stampa potrebbe formare quella di quelle nazioni, spesso troppo povera e poco professionale”.
Sull'importanza per un giornalista di avere l'Unicef come guida per visitare e raccontare i paesi più poveri del mondo si è soffermata Rossana Linguini di Gente, raccontando la sua esperienza in Tanzania, tra mamme giovanissime e alti tassi di mortalità infantile, al fianco dell'agenzia umanitaria che ha fornito un indispensabile contributo.
A lanciare un messaggio positivo, in chiusura, ci ha pensato il video-reporter Salvo La Barbera, con grande esperienza in zone interessate da guerre, miseria e carestia. “A questi bambini – ha raccontato - basta poco per essere felici. E nonostante noi occidentali siamo visti come nemici, quando sanno che veniamo accompagnati dall'Unicef, ci accolgono a braccia aperte”.
Roberto Rotunno