L’alleanza scienza – giornalismo per raccontare in modo innovativo il cambiamento climatico

La conferenza si è tenuta presso Hotel Brufani nella Sala Raffaello, con la presenza di: Elisabetta Tola (fondatrice Formicablu), Rina Tsubaki (European Forest Institute), Jonathan Gray (King’s College London), Alok Jha (Wellcome Trust), Viktorija Mickute (Contrast VR), John Reilly (condirettore MIT Joint Program), Alan Rusbridger (direttore Lady Margaret Hall University di Oxford), i quali hanno introdotto la panel discussion con traduzione simultanea in inglese/italiano. A dirigere la conferenza è stata Elisabetta Tola, che presenta e interagisce con gli speaker.

La conferenza è stata divisa in due sessioni, nelle quali sono state trattate le interazioni tra scienza e giornalismo, spostando l’attenzione principalmente sul cambiamento climatico, e le somiglianze tra questi due campi fondamentali (scienza e giornalismo), i quali, nonostante abbiano ruoli diversi, hanno molte cose in comune: - basarsi su fatti e prove, - devono essere indipendenti, - cercare nuove informazioni che vanno diffuse al pubblico. Ciò che si dovrebbe fare è unire questi due aspetti, creare una collaborazione tra scienziati e giornalisti, in modo tale da capire cosa fare per intervenire sul cambiamento climatico e cambiare quindi questo processo.

Cosa vi fa restare svegli la notte e come affrontate la situazione del cambiamento climatico?

Il primo a parlare, John Reilly, spiega che in paesi dove i fatti non contano, proprio perché la scienza si basa su fatti, quest’ultima è diventata irrilevante. Egli si sofferma sul motivo per cui il cambiamento climatico è un problema con cui l’uomo deve convivere e le persone tendono quasi a negare la sua esistenza. Gli scienziati devono comunicare in maniera più emotiva e personale al pubblico, avere un rapporto più stretto con loro, e questo è difficile per loro perché quotidianamente sono abituati a tenere le proprie emozioni da parte: esporre semplicemente i fatti non è sufficiente.

Il secondo a parlare, Alan Rusbridger, sostiene che il clima è un grave problema poiché l’uomo non sa e non riconosce che le complicazioni a riguardo di questo campo sono causate da lui stesso, e non sono consapevoli delle conseguenze delle loro azioni. La gente tende ad ignorare questa tematica.

Jonathan Gray sembra seguire e condividere il pensiero dei precedenti speaker ed aggiunge che, secondo lui, quando si racconta una storia dal punto di vista scientifico vengono trascurati vari fattori: ad esempio, quello sociale.

Nel quarto intervento, Alok Jha afferma che il problema dell’insegnamento delle informazioni è risolvibile, possibilmente, cambiando la modalità con cui queste ultime vengono trattate dai giornalisti. La questione del clima è caratterizzata da un livello di complessità che ricade nel rapporto ricerca – sviluppo. Conclude dicendo che le persone, e per primi i giornalisti, debbano riflettere su come coinvolgere e avvicinare la società alla consapevolezza del cambiamento climatico.

A concludere il discorso è stata Victorija Mickute, la quale ha espresso il suo parere mostrando un documentario virtuale, nel quale erano rappresentate le oasi del Marocco che stanno via via scomparendo a causa della diffusione e espansione sproporzionata del deserto del Sahara. Ciò, nel tempo, porterebbe alla scomparsa graduale delle tribù. Terminato il video, la speaker afferma che tutte le informazioni utilizzate da lei stessa sono state ricavate e prese da esperti, in modo tale da informare in modo adeguato il pubblico. Il filmato ha la capacità di essere comprensibile a tutti, grazie anche alla selezione delle parti fondamentali, e allo scarto di quelle secondarie.

Chiara Svizzeretto, 4 A, 12/04/2018 - Alternanza scuola-lavoro | Liceo Galileo Galilei Perugia