Comunicazione e informazione nella pubblica amministrazione: è questo il tema della conferenza Le nuove professioni del web nella PA che si è tenuta nella seconda giornata del Festival Internazionale del Giornalismo alla Sala Lippi, sede Unicredit, alle ore 11.30.
Hanno preso parte al dibattito Francesca Sensini, web content manager; Alessandro Rovinetti, docente dell’Università di Bologna; Ernesto Belisario, avvocato e presidente dell’Associazione per l’Open Government; Claudio Forghieri, dal ’95 responsabile della rete civica del comune di Modena; Guido Romeo, giornalista, esperto di data journalism.
Il dibattito ha preso spunto dalla legge n. 150 del 2000 che ha obbligato le pubbliche amministrazioni ad acquisire profili professionali, giornalisti iscritti all’ordine e un portavoce. A dodici anni dalla sua promulgazione ci si è fermati a riflettere dapprima sulla bontà di tale legislazione, quindi sulla sua effettiva efficacia: questo testo di legge è oggi attuale? E soprattutto: è stato applicato? Questi gli interrogativi principali a cui i vari relatori hanno risposto negativamente. È quindi emersa una necessità, avvertita da tutti i presenti, di una revisione della legge, che la renda snella ed agile, non eccessivamente prescrittiva, facilmente revisionabile a sua volta. “Una normativa che stia al passo con i tempi e che possa essere modificata per adeguarsi a quest’ultimi”- così si è pronunciato a riguardo Belisario, che ha poi sottolineato la necessità della sua applicazione. Un’esigenza avvertita ancora più urgentemente oggi che siamo vicini a un momento, quello dello switch off per le pubbliche amministrazioni, definito dalla Sensini "epocale".
Nel corso del dibattito poi, grazie ai vari interventi, sono emerse visioni differenti di una stessa realtà, quella della comunicazione e dell’informazione all’interno della PA: da un orizzonte futuristico, incentrato sulle smart city - le città attrattive che parlano multimediale di Forghieri - a una visione più realista, e per certi aspetti pessimista, come quella del prof. Rovinetti, secondo cui, pur prendendo atto di un presente ormai così tecnologico, occorre trovare chi sia in grado di effettuare il passaggio alla digitalizzazione delle PA. Insomma: “è bello parlare di una fiera delle smart city, ma poi nei fatti con che tipo di realtà facciamo i conti? Certamente non con quella che ci viene così rappresentata”- questa l’opinione del professore.
Una visione intermedia è stata poi quella offerta da Belisario che, rispecchiando la sua anima ibrida di avvocato e attivista, pur prendendo atto delle difficoltà attuali in cui versa il sistema della comunicazione del web nelle PA, crede che qualcosa si stia muovendo. In un clima da lui steso definito di “diffidenza culturale e di deficit di fiducia”, Belisario incoraggia i cittadini al cambiamento, guardando a modelli di paesi stranieri che hanno già dato buona prova di sé.
Voltare lo sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia è anche il messaggio di Guido Romeo, che, avendo partecipato in prima persona all’Open Government Partnership a Brasilia, ha ormai chiaro come l’Open Government sia una questione non solo di PA, ma anche e soprattutto di economia.
Marina Castrioto