Lobby e potere

Sala del Dottorato ore 10.00

Come affermato fin da subito da Antonella Napolitano, redattrice di Personal Democracy Media e moderatrice dell'incontro “Lobby e potere” delle ore 10,00 nella Sala del Dottorato, il termine “lobby” evoca sempre “scenari foschi”. Erroneamente, però, perchè a creare un'immagine del lobbying esclusivamente negativa, spiega, non è l'attività in sé, quanto la carenza di trasparenza con cui la si svolge e la mancanza di un quadro regolamentare chiaro e condiviso.

“Io sono una lobbista”. Così esordisce Helen Darbshire, fondatrice di Access Info Europe e sostenitrice della campagna “Politics for People”, che ha come obiettivo la difesa del diritto di accesso alle informazioni e una maggiore regolamentazione a livello europeo delle lobbies. Sapere chi siano i lobbisti che agiscono nel panorama della governance europea, sostiene Darbshire, è la prima sfida da affrontare, perchè uno “squilibrio di informazioni si traduce immediatamente in uno squilibrio di influenza”.

Il 70% delle lobbies che esercitano la propria attività a Bruxelles, continua Pascoe Sabido dell'Osservatorio Europeo sulle Corporazioni, rappresenta interessi privati. Molte di queste non compaiono nel registro europeo dei lobbisti, eppure esercitano un' “influenza imbarazzante”.

Il funzionamento della democrazia rappresentativa stessa, allora, subisce delle modifiche. Come ricordato da Andrea Menapace, co-fondatore di Diritto di Sapere, la nostra democrazia sancisce il diritto alla libertà d'espressione e, di conseguenza, anche quello di accesso all'informazione, suo corollario. Ma una legge che istituisca anche in Italia un registro delle lobbies, a suo parere, non basterebbe a eliminare il problema delle grandi corporazioni che incidono senza legittimazione sui processi decisionali: “bisogna costruire un forte movimento di opinione pubblica; la legge che abbiamo attualmente, benchè restrittiva, non viene usata dai cittadini”. Fare in modo che l'informazione sia concepita come proprietà dei cittadini, prosegue, vuol dire avere sia un quadro normativo diverso, sia una società attiva che vuole e richiede le informazioni.

Ernesto Belisario, Presidente dell'Associazione Italiana per l'Open Government, riporta poi l'attenzione sull'aspetto più oscuro del funzionamento delle lobbies, e cioè quello che le vede protagoniste di un nuovo centro di potere che si sostituisce a quello democraticamente eletto e, pertanto, rappresentativo.“Il fenomeno”, sostiene, “è molto più sotterraneo di quello che vogliamo immaginare”, e spesso si finisce per fare luce solo su quella categoria di lobbisti che vogliono legittimazione, ma non su quelli che già ce l'hanno e agiscono con forza.

Non è mancata, infine, la risposta pronta del rappresentante istituzionale Luigi Di Maio, parlamentare del Movimento 5 Stelle e vice-Presidente della Camera dei Deputati. Di Maio, oltre a evidenziare gli aspetti più critici dell'attuale sistema di lobbying nel Parlamento italiano, ha prontamente annunciato l'inizio dei lavori di un gruppo, presso l'Ufficio della Presidenza della Camera dei Deputati, istituito appositamente per cercare una soluzione concertata all'informale e arbitraria attività dei lobbisti.

Ma, come espresso in modo concorde da tutti i relatori, regolamentare l'attività di lobbying richiede la concomitanza di molteplici fattori a livello nazionale ed europeo, che coinvolgano la qualità della legislazione così come la cultura politica, senza dimenticare la partecipazione della società civile, né la responsabilità della classe dirigente.

Giovanna Carnevale