"Di tutto quello che succede qui dentro fuori non esce nulla". È un detenuto a parlare e lo fa davanti alle telecamere di Valentina Ascione e Simone Sapienza. Il documentario, prodotto da Radio Radicale, è stato proiettato al teatro Pavone durante l'incontro L'ora d'aria dell'informazione. Un viaggio, lungo otto penitenziari, nel sistema delle carceri italiano. A parlare, oltre i detenuti anche i direttori, gli agenti, gli educatori e altri operatori che vivono tutti i giorni il dramma del sovraffollamento degli istituti penitenziari. Ospiti dell'incontro, oltre i due curatori del documentario, Susanna Marietti e Patrizio Gonnella dell'associazione Antigone ed Eleonora Martini de il manifesto.
È Valentina Ascione a prendere per prima la parola: “quello che abbiamo trovato è una realtà al di là di ogni aspettativa. Il carcere è diventato il luogo della rimozione, dove la società scarica tutti coloro che vuole tenere alla larga”. I dati che fotografano la realtà carceraria sono chiari: la popolazione degli istituti penitenziari è formata dal 30% da stranieri, il 30% sono tossicodipendenti e sono tantissimi quelli in attesa di giudizio. “Tutto ciò nell'indifferenza di una società che ignora, non conosce. Con una politica che tende ad archiviare tutti i problemi dentro quelle quattro mura” dice Valentina Ascione. Le immagini del documentario mostrano, per la prima volta dopo più di vent'anni durante i quali le telecamere sono rimaste fuori, come si vive negli istituti di pena italiani. Messina, carcere di Gazzi. All'interno di esso vi è un luogo chiamato “la sosta”. Lo dice la parola stessa. Sono degli ambienti angusti che dovrebbero servire solo a identificare e a trattenere i detenuti in attesa dell'assegnazione definitiva della casa circondariale. Questo non avviene. Gli uomini restano lì dentro per settimane, mesi, costretti in pochi metri quadrati nei quali dormire, cucinare fare i propri bisogni.
Eleonora Martini ricorda come sia difficile avere a che fare con il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria: “in molti casi la stampa viene tenuta fuori, oggi tutto questo può diventare più difficile a causa di un cambio ai vertici della dirigenza”.
Susanna Marietti ha presentato, nel corso dell'incontro, una trasmissione radiofonica realizzata interamente da alcuni detenuti del carcere di Bollate e quello di Rebibbia. Si tratta di un programma di approfondimento, un mix tra musica e notizie intitolato Jail House Rock, come la canzone di Elvis Presley. In ogni puntata, la storia di un autore o di un gruppo musicale si intreccia con le storie personali dei detenuti e con la loro stessa musica con cover relative all'argomento della puntata.
Tocca a Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione Antigone, chiudere l'incontro. “Sono frustrato dal fatto che gli anni passano e la situazione delle carceri non cambia, anzi. Vengono approvate leggi che producono artificiosa popolazione carceraria. E' impossibile – continua Gonnella – rispettare l'articolo 26 della Costituzione in queste condizioni. Come si fa a rieducare colui che viene arrestato per uso di droghe leggere? Vuoi punirlo, non rieducarlo, è questa la verità”.
Christian Giorgio