MANI FORTI: VI RACCONTIAMO LA SIRIA… IN MUSICA

La Adovabadan Jazz Band rappresenta decisamente un esempio virtuoso di come dovrebbe essere vissuto l’incontro tra culture diverse. Nella serata che ha chiuso la seconda giornata del Festival, questi talentuosi musicisti hanno dimostrato, con le loro canzoni, divertendo il pubblico e divertendosi tra di loro, come l’accoglienza non rappresenti solo un costo, ma soprattutto una grande opportunità di arricchimento culturale, sociale, umano, e, in questo caso, anche musicale.
“In un mondo dove per restare devi andare via” – questo un verso della canzone intitolata Mani forti – troviamo la storia del violinista Alaa Arsheed, intervistato insieme al chitarrista Isaac de Martin da Francesca Paci, che ha ricordato come la guerra siriana, nonostante non sia mai riuscita a sensibilizzare l’opinione pubblica, possiede (come ogni altro conflitto armato) la terribile capacità di seppellire, sotto le macerie delle città bombardate, tutte le bellezze di una terra e della cultura che vi era fiorita.
Una partenza, quella di Alaa, molto sofferta: un uomo che guarda ancora alle sue origini, alla sua famiglia e a tutti i profughi che stanno cercando di sfuggire all’instabilità di questa guerra civile che, dalla rivoluzione scoppiata nel 2011, si è trasformata in un inferno non molto distante da qui.
Da questa nostalgia e dalla voglia di ridefinire l’idea di Siria che ha l’Occidente, nasce il progetto che vedrà il gruppo attraversare i Balcani per arrivare in Grecia, ripercorrendo a ritroso le tappe del cammino dei profughi, tra i quali si ricercheranno nuovi strumentisti con cui registrare, proprio durante questo viaggio, Seeds, il prossimo album della band.
Il tutto verrà documentato in un lungometraggio che sarà intitolato I play with Mozart, dato che proprio il famosissimo compositore austriaco è stato il musicista che, nel suo periodo, ha viaggiato di più. I finanziamenti verranno raccolti, a partire dalla giornata del sette aprile, tramite il sito www.alphaart.org.
Lo scopo di tutto questo? Piantare semi di speranza, gioia e bellezza, là dove tutto sembra ormai perduto – e, quando il gruppo inizia a suonare, in sala si percepisce come il tutto stia già germogliando.

Lorenzo Tobia