#MARATONAMENTANA

Con una battuta sul caldo e un lungo applauso al presente Giuseppe “Beppino” Englaro, si è aperto l’incontro, tenutosi alla Sala dei Notari, con il direttore del TG LA7, Enrico Mentana.
Il ringraziamento al pubblico, in apertura, non per la grande affluenza, ma per l’età media degli spettatori, ha permesso a Mentana di introdurre quello che è stato il tema centrale del suo intervento in questa edizione del Festival: i giovani.
‘I giovani sono grandi vittime di questo Paese’, ‘un Paese per vecchi in tutto’; l’Italia è lo Stato dove si può vantare una della più alte aspettative di vita, dove gli uomini non entrano in età pensionabile prima dei sessantasei anni, dove, in breve, si tende a preservare molto, se non troppo, chi è già inserito nel mondo del lavoro – a discapito di chi, in questa dimensione, deve entrare – dove lo Stato non fa il suo interesse ostruendo il ricambio della linfa lavorativa a lui vitale.
Questa crisi occupazionale riguarda tutte le professioni, ha precisato il direttore, soffermandosi poi su quella realtà che, ovviamente, gli è più vicina, ovvero il giornalismo, un ambiente in cui solo chi già ne fa parte ‘sta bene’: diminuiscono i fondi destinati al prodotto, ne peggiora la qualità, ma a rimanere costanti sono gli stipendi dei reporter.
In questo sistema “distorto”, in cui l’età media dei dipendenti è la più alta al mondo, l’assenza del ricambio generazionale sta portando a un invecchiamento delle modalità di comunicazione – definite da Mentana ‘antiquariato’ – eredità di quello che era il fazioso giornalismo novecentesco.
Tuttavia, citando La fine del dibattito pubblico di Mark Thompson, il direttore è costretto ad ammettere che, in un’era digitale che ha inserito il fattore del “mi piace” sui social come valuta dell’attenzione e del successo, ciò che deve essere mantenuto dai ‘vecchi’ giornalisti è la propria dignità professionale.
Passando attraverso diverse tematiche, dagli stage ‘inutili’ alla ‘iper-trattazione’ della cronaca, dal “blastare” gli utenti Facebook ‘avvelenatori dei pozzi’ alle realtà giornalistiche locali, dalle fake news alla Siria, Mentana si è avviato verso la conclusione, che ha lasciato spazio a una riflessione sul caso Regeni, in cui, per quanto era possibile, è stato fatto tutto il necessario: la partita, ha precisato il direttore, sarebbe molto più delicata e difficile di quanto le persone possano capire.
Al termine di queste due ore, a chiudere è stata una promessa con il pubblico: quella di ritornare, l’anno successivo, potendo affermare che i giovani non saranno più una generazione di spettatori, ma gli artefici del loro destino.

Lorenzo Tobia