La fila si diramava tra i sali scendi delle vecchie vie di Perugia venerdì sera, in attesa di partecipare all’incontro con Marco Travaglio, il direttore de Il Fatto Quotidiano.
“Avete fatto una fatica immensa per entrare…tutto per parlare di questo nanerottolo”, esordisce il giornalista, accompagnato sul palco solo dal suo nuovo libro uscito lo scorso 24 febbraio,
B come Basta! Edito da PaperFIRST. Parlando di questo libricino di 400 pagine, Travaglio spiega come questo saggio sia stato scritto sia per i più giovani, i quali non hanno vissuto tutto il percorso politico e imprenditoriale di Berlusconi, sia per i più anziani, i quali nel frattempo si sono dimenticati dei molteplici delitti e sentenze dell’ex Premier.
Partendo dal clamoroso ritorno in politica di Berlusconi, Travaglio ha deciso di onorare lo scenario politico delle elezioni in Italia, raccontando la nascita, la vita ed i segreti del suo ormai acerrimo nemico. Per raccontare dei tanti sassolini nella scarpa di Berlusconi, il giornalista racconta di come Niccolò Ghedini, legale di fiducia di Silvio Berlusconi abbia deciso di querelare Travaglio per aver appellato Berlusconi come “Il delinquente” nel titolo in prima pagina del 13 aprile de Il Fatto Quotidiano. A queste accuse Travaglio si difende sostenendo che prima di appellare l’imprenditore come delinquente, ha aspettato che lo condannassero in maniera definitiva.
È da qui che Travaglio racconta dell’innata capacità a delinquere di Berlusconi, raccontando delle sue due prime grandi truffe: la “costruzione” del San Raffaele a scapito degli abitanti di Segrate disturbati dall’inquinamento acustico dell’atterraggio degli aeroplani a Linate; e l’acquisto della villa settecentesca della famiglia Casati Stampa ad Arcore a scapito dell’orfana minorenne della famiglia. Per Travaglio, questi due episodi potrebbero bastare per riassumere la figura di Berlusconi. Eppure, quello, era solo l’inizio della sua longeva carriera.
Da qui in poi il giornalista ripercorre i “delitti” forse più noti della carriera di Berlusconi. Dalla sua relazione con Dell’Utri alla famosa figura dello “stalliere” di Arcore, Vittorio Mangano, definito da Paolo Borsellino come “una delle teste di ponte dell’organizzazione mafiosa nel Nord Italia”. Ironizzando sui molteplici “inciuci” di Dell’Utri con Cosa Nostra, Travaglio ripercorre anche i favoritismi economici e politici fra Berlusconi e Craxi. Travaglio passa poi in rassegna anno per anno i vari scandali e presunti rapporti con la Mafia del leader di Forza Italia e i molteplici procedimenti penali che lo vedono protagonista. Arriva quindi al 1993 e all’ufficiale ingresso in politica di Berlusconi.
Secondo il direttore de il Fatto Quotidiano, è solo conoscendo i delitti irrisolti del passato di Berlusconi, che possiamo comprendere lo scenario odierno della politica italiana. Travaglio conclude spiegando che “se tutti avessero descritto Berlusconi per quello che è e per quello che ha fatto, probabilmente l’altro giorno non sarebbe andato in Quirinale. Se Berlusconi non è ancora stato stroncato dal 1974 fino ad oggi” continua “è perché molti altri gliel’hanno concesso.”
Travaglio, last man standing di questa ricchissima giornata di festival, conclude così l’incontro, autografando il suo nuovo libro ad un pubblico divertito dall’ironia del giornalista sulle varie disavventure di Berlusconi.
Lucrezia Vittori