Titolo forte, ma neanche troppo.
Essere giornalista in Russia significa rischiare la vita ogni giorno.
Pressioni, censura e autocensura: questi i temi del Panel discussion che si è tenuto all’hotel Brufani questo pomeriggio.
Numerosi gli ospiti d’eccezione.
Oleg Kashin, reporter di Kommersant, salvatosi miracolosamente dopo un agguato lo scorso novembre a Mosca.
Nikita Barachev, corrispondente in Italia di Literaturnaya Gazeta.
Paolo Serbandini, giornalista e sceneggiatore cinematografico.
Oksana Chelysheva, giornalista russa che per svolgere con indipendenza e senza minacce la propria attività vive da alcuni anni all’estero.
Moderatore, Marcello Greco del Tg3.
Dal 2000 al 2009 in Russia sono stati uccisi 19 professionisti dell’informazione. Nel 2010 un’ unica grave aggressione. Quella a Oleg Kashin. Lo hanno aspettato sotto casa, a tarda notte, nel cuore della capitale. Uno dei due malviventi nascondeva un tubo di ferro. 50 i colpi sferrati. Ma il giornalista si salva ed esce dal coma. Ancora non sa spiegare come e perché è diventato un bersaglio perchè “non è semplice spiegarlo.”
Curava l’editoriale di un giornale con una tiratura di 100.000 copie. Non si era occupato di inchieste importanti come avevano invece fatto i colleghi Anna Politkovskaya e Anastasija Baburov.
L’altra ospite, Oksana Chelyeska, nel luglio del 2009 pubblica il Dossier Cecenia dedicato alla memoria di Anna Politkovskaya e Abdulla Khamzaev. Per svolgere con indipendenza e senza minacce la sua attività vive da alcuni anni all’estero.
Nell’ultimo rapporto sulla libertà di stampa la Russia occupa il 176^ posto su 196.
In Russia non esistono le strutture di censura. Ci sono altri mezzi di “gestione”: l’omicidio e l’aggressione. Si agisce insomma in modo più brutale e sbrigativo.
Elevato è il livello di impunità. Su 19 casi solo uno è stato risolto. Il potere crea le condizioni affinché vengano ricommessi questi crimini.
Sembra che l’unica via per fare i giornalisti in Russia sia scappare all’estero o non rilevare la propria identità.
A fine incontro, dopo una serie di clip, gli ospiti lanciano un messaggio di speranza: qualcosa pare stia cambiando.
Irene Macaione