Nuovi giornalismi: siamo pronti? Questo l'interrogativo portato al tavolo della discussione tenutasi nella sala Raffaello dell'Hotel Brufani nella giornata conclusiva del festival. In una sala completamente stracolma hanno provato a rispondere Francesco Cocco di repubblica.it e Jacopo Tondelli, direttore de linkiesta.it rappresentanti di quello che viene definito il "nuovo giornalismo" e Dario Cresto-Dina, vicedirettore de la Repubblica, Francesco Merlo de la Repubblica che, per ovvie ragioni anagrafiche, rappresentano il giornalismo di stampo tradizionale.
Un doppio schieramento per cercare di fare un excursus su come è cambiato il giornalismo negli ultimi anni con l'uso del web. Su una cosa sono tutti d'accordo: non si può distinguere il giornalismo in vecchio e nuovo. Il giornalismo ha, ieri come oggi, lo stesso compito e la stessa responsabilità di assicurare un diritto fondamentale al cittadino, quello di fargli conoscere la realtà dei fatti.
Ciò che è cambiato è lo strumento utilizzato e il modo di raccontare le notizie che ricorre certamente ad un linguaggio più immediato fatto di immagini e di contenuti sintetici.
Il problema che si riscontra è che sul web, spesso, non si fa giornalismo. Molti blogger hanno la tendenza di criticare i giornali e trafficarne gli articoli senza citare le fonti; questo non è giornalismo.
Ciò che il giornalismo dovrebbe fare, citando Francesco Merlo, è quello di "catturare la verità nel retroscena, perché il retroscena illumina la scena", e solo non consente un retroscena pilotato. A tale proposito Francesco Cocco ha mostrato due suoi video che hanno catturato dei fuori onda importanti del nostro ex presidente del consiglio e da qui si è aperta una polemica su quanto sia corretto il giornalismo del fuori onda e se rischia di diventare "spazzatura" e perdere di vista il rispetto della privacy. Sono emersi pareri discordanti e ognuno si appella al proprio codice deontologico.
La considerazione che il giornalismo online sta prendendo sempre più spazio, nasce la curiosità di sapere cosa aspettarsi dai giornali cartacei. A questo interrogativo hanno risposto cocco e Tondelli i quali vedono la carta stampata come una sorte di punto di riferimento in grado di mettere ordine alle notizie del giorno e assicura continuità dell'approfondimento.
Comprare la carta stampata ha, oggi, un valore identificativo: dalla tipologia di giornale che si porta sottobraccio è possibile identificare, appunto, una persona rispetto, ad esempio, al proprio orientamento politico.
L'incontro si è concluso sottolineando che i problemi dei giornalisti di oggi, o aspiranti tali, sono gli stessi di ieri. Servono tenacia e talento e, come in passato, bisogna passare per una faticosa gavetta.
Sabrina Pugliese