OFF THE RECORD

Il breve documentario proiettato mercoledì 13 aprile nella sala dei Notari è una puntata tratta da Off the record, format di Current TV sul canale 3 di Sky. Il programma si propone di mostrare in televisione delle interviste in cui le risposte dell’intervistato sono sempre verità “scomode” per qualcuno, che è meglio non pronunciare a chiara voce davanti ad un microfono, un registratore o a una telecamera; da qui, appunto, Off the record.  Questo spiega la ragione per cui i volti degli intervistati sono sempre coperti, le loro voci camuffate, le interviste avvengono in luoghi pubblici e non riconoscibili. Lo spiega, oppure no: perché mai una persona che vede, sente, scopre qualcosa e lo documenta è costretta a tacere o a dichiararlo e poi nascondersi? Evitare ritorsioni sulla propria persona è la risposta più scontata, eppure appare evidente l’ingiustizia: per raccontare fatti (supposti o fondati che siano), per esprimere il proprio naturale diritto alla critica e all’osservazione bisogna accettare il compromesso dell’isolamento e dell’anonimato.

La puntata di Off the record proposta nell’ambito del Festival Internazionale del Giornalismo è un’intervista all’autore del libro I professionisti del potere in cui vengono approfonditi i meccanismi dei conflitti di interesse relativi alle banche ed alla loro influenza sulle principali testate italiane. Nel suo libro e nell’intervista Elio Rossi (ovviamente è uno pseudonimo) pronuncia tanti nomi importanti: RCS MediaGroup, il gruppo Mediobanca, assicurazioni Generali, il Corriere della Sera ed altri ancora tra azionisti ed editori. Poche sono le “isole felici”, come, per esempio, Il fatto quotidiano o la stessa Current TV, che lo scrittore definisce editori puri perché fanno informazione vivendo di essa; in altre parole, portano avanti il loro lavoro attraverso gli introiti delle vendite dei giornali, ma si tratta di una piccola minoranza all’interno di un mondo che è governato dalla “legge della giungla”, come lo stesso Elio Rossi afferma, dichiarando di volerne svelare la realtà in questo libro. La svela anche alle telecamere, ovviamente reso irriconoscibile nel documentario: il suo aspetto fisico è coperto ed offuscato, in pratica inesistente, mentre la sua voce è talmente camuffata da poter infastidire più dei contenuti stessi. Proprio tale obbligo all’anonimità genere sdegno, così come il constatare che le scomode verità svelate dallo scrittore non scandalizzano quanto probabilmente dovrebbero: non stupisce nessuno scoprire che il mondo dell’informazione possa essere gestito e condizionato da interessi economico-politici di ordine superiore, in quanto il pubblico già lo sa o, in qualche modo, se lo aspetta, con un sentimento di sfiducia e di disillusione ormai radicato nelle coscienze di tutti.

Il grande merito di Elio Rossi è aver approfondito nel suo libro tali tematiche già parzialmente e superficialmente conosciute, attraverso nomi e fatti, dati e numeri, il tutto con una dedizione e precisione da suscitare ammirazione verso il suo coraggio e interesse verso la sua denuncia. D’altronde egli stesso risponde con una semplice parola al conduttore che gli chiede quale sia la soluzione per combattere uno stato di cose in cui l’informazione pubblica è vittima di un mecenatismo per nulla disinteressato: attraverso l’informazione stessa.

Chiara Vero