Applausi scroscianti ancora prima di vederla entrare. Così il Teatro Morlacchi di Perugia, ha voluto accogliere la giornalista investigativa per eccellenza: Milena Gabanelli, che subito si emoziona alla vista del tanto affetto dimostrato dal pubblico in sala e del video della sua ultima puntata di Report in cui, tra lacrime e abbracci con i suoi ‘compagni d’avventura’, annunciò il suo addio alla trasmissione, condotta per vent’anni.
Un addio che però non ha cambiato la grandezza del programma che lei stessa si dice fiera di aver lasciato a Sigifridio Ranucci, sua spalla per anni. E a chi le chiede il motivo sincero per cui questo abbandono è avvenuto, risponde che non c’è una causa ulteriore a quella di rendersi conto che è necessario lasciare il posto a qualcun altro semplicemente perché, come lei stessa afferma, “è giusto che sia cosi”.
Parole chiare, frasi brevi, spesso ironiche ma sicuramente appropriate e una battuta sempre pronta che non consente di farsi condurre dove non le piace, così Milena Gabanelli racconta la storia di un programma che ha rivoluzionato la tv italiana, provocando degli effetti nella società.
Un esempio? Il fatto che l’amalgama, dopo la puntata “ il dente avvelenato” , ora non viene più utilizzata nelle otturazioni. Era il 1997 quando Report aprì i battenti con questo servizio, mostrandosi subito per quel che era: una scommessa, che ci mise 10 anni per far capire quanto fosse importante vincere.
Ma il palinsesto, all’inizio non ne era così convinto e infatti fu una rivoluzione nella tv italiana che andò avanti per passione. “Partimmo con un budget di 10 mila euro e i miei colleghi lavoravano a rimborso spese - ricorda la Gabanelli - eravamo in terza serata e continuò per dieci anni senza tutela sociale, garantendoci da soli. Perché? Ci credevamo. Solo così puoi accettare di fare un programma sapendo che nessuno ti difenderà, che se vai in tribunale paghi di tasca tua.”
E così tra il rischio di querele costanti e un po’ di xanax da prendere quando arrivano richieste di risarcimenti danni esorbitanti da parte delle aziende, la Gabanelli si mostra come un esempio per tutti i giovani in sala che si apprestano a fare questo lavoro. Li invita a credere nel proprio sogno e a chi le chiede consigli sulle competenze necessarie risponde: “Passione, curiosità e coraggio. Non il coraggio di andare in prima fila ma il coraggio dell’indipendenza. Quello che non ti fa aver paura della solitudine”. E anche agli adulti consiglia di prendere in mano il proprio destino , per evitare di dare sempre la colpa agli altri se non cambia mai niente.
Ed è proprio per differenziarsi dall’italiano medio che ha proposto un progetto volto a non ignorare il problema dei migranti. “È inutile raccontare questo dramma se non porta a delle soluzioni”, sostiene la giornalista che ha proposto di utilizzare luoghi pubblici come ex ospedali o caserme dismesse per ospitare più dignitosamente i migranti e, durante il tempo di residenza, fargli apprendere la lingua e le regole europee, tramite un team di figure qualificate che potrebbero in questo modo anche trovare un’occupazione. “Mi sembra l’unico modo per non riempire le strade di disgraziati”, conclude la stessa.
E a chi le batte le mani proponendogli di fare politica risponde: “il difetto di questo Paese è che quando qualcuno ha un’idea gli propongono sempre questa cosa. Io dico di no perché non è il mio lavoro. Il mio mestiere è quello di osservare e raccogliere informazioni, se poi dai miei studi possono nascere consigli e soluzioni utili anche alla politica, ne son contenta”.
Infine in un Festival in cui tanto si è parlato di fake news, la Gabenelli sottolinea come quanto la velocità di narrazione porta a quintuplicare le interpretazioni, che per diventare notizie il più possibile vicine alla realtà delle cose, hanno bisogno di tempo per essere analizzate e sintetizzate. E ora la sua nuova sfida per rimettersi in discussione è proprio quella di creare un portale unico Rai che raccolga le varie notizie web: “da gennaio, infatti, non sono più una giornalista freelance”, annuncia poco prima di concludere l’incontro di oggi con lo stesso inchino con cui aveva chiuso il percorso di Report, davanti a uomini e donne in piedi per un esempio di donna, umiltà e intelligenza.
Caterina Panfili