Il rapporto fra giornalismo e pubblicità, tra redazione editoriale e versante commerciale, è sempre stato assimilabile a quello fra Stato e Chiesa: due regni distinti, due confessioni, due competenze. L’arrivo di nuovi format pubblicitari per il web, come quello del native advertising, ha cominciato a riscrivere questa separazione: sempre più i prodotti pubblicitari rassomigliano ai contenuti giornalistici, nella forma e nella sostanza, alla ricerca di quella credibilità contenutistica, e quella “condivisibilità” social”, che i classici banner - per esempio - non possono garantire. Ma quali sono i rischi, se esistono? Quali possono essere gli approcci migliori alla materia?