Nella nuova realtà del terrorismo e della propaganda sui social media, l'importanza del giornalismo come mezzo per separare le news dal rumore non è mai stata così essenziale. Con gruppi militanti che usano i social media come mezzo di propaganda, nuove pressioni e sfide etiche si presentano alle redazioni tradizionali. Come reagiscono i giornalisti alla visione di video orribili realizzati da gruppi come l'ISIS? Come raccontare live atti di terrorismo come il massacro di Charlie Hebdo? Quando chiunque può testimoniare direttamente sui social media brutalità indicibili, quali sono le responsabilità dei media tradizionali?